Era il 24 novembre del 2015, Camp Nou, la fastidiosa scoppola (6-1 con il Barça). Ma quella sera Edin Dzeko segna una rete, del tutto inutile, ma che fa statistica (come fa statistica il rigore sbagliato sempre quella sera con il Barcellona). E’ quella l’ultima sua rete in Champions League. Almeno considerando la fase a gironi (si conta come ultimo gol, l’autorete di Felipe in Porto-Roma, preliminare, lo scorso 17 agosto contro il Porto), è anche l’ultima della Roma.
PALLA E STATISTICA – E in quella stessa edizione, nel turno precedente (4 novembre), in casa contro il Bayer Leverkusen, Edin fa centro un’altra volta e la Roma vince (ultimo gol, quello del 3-2, è firmato da Pjanic su calcio di rigore, l’uno a zero è firmato da Salah). Quel 3-2, a proposito di statistiche, è anche l’ultimo successo in Champions della Roma, che ha chiuso quell’avventura col triste zero a zero con il Bate Borisov e lo zero a due contro il Real Madrid (stesso risultato al Bernabeu). Di Francesco stasera si appoggia a Dzeko, perché lui è tra gli uomini di maggiore esperienza, uno che in Europa ha sempre mostrato i muscoli nelle sue 71 partite, segnando 25 reti (9 in 37 di Champions). Stasera c’è il grande che sfida il giovane (26 anni), Antoine Griezmann che così cucciolo è già a quota 15 in 40 gare nella coppa dei campioni. Ma chissà se a fine carriera potrà contare lo stesso numero di reti nei massimi campionati come ha fatto Dzeko: Edin è a quota 214, Antoine a 135.
IL CONFRONTO – Lo scorso anno, in Europa League, dopo l’eliminazione con il Porto nei preliminari, ha chiuso (agli ottavi) con otto gol, da capocannoniere. Un tris, l’ultimo, addirittura contro una spagnola, il Villarreal (precedentemente un’altra tripletta con il Viktoria Plzen e due reti all’Austria Vienna), quando portò a casa il pallone per regalarlo alla piccola figlia Una. Cadendo nella retorica, concediamocelo, stasera il gol lo dedicherebbe al neo arrivato Dani, per lui è l’esordio in Champions da figlio di Dzeko. Il gol è la vita per uno che ha sempre vissuto con lo scopo di segnare. E lui ha sempre fatto tanti gol, tranne nella prima stagione a Roma, con Garcia. Il 2017 è l’anno della riscossa in giallorosso e della conferma da bomber con la maglia della sua nazionale: negli ultimi dodici mesi, settembre 2016/settembre 2017, nazionale compresa, ha messo dentro il pallone 46 volte in sessanta partite. Con la Bosnia è a quota 52 in 87 gare. Questo per lui è l’anno della conferma. A trentuno anni battezza il ritorno in Champions League. E la Roma ha bisogno di riscoprirsi bella in Europa e chiede aiuto al suo uomo più rappresentativo, quello con maggiore esperienza e senso del gol. Ecco, il senso del gol, che in questi casi è necessario. La Roma ha fame di successi in Champions, competizione dove sogna di contare più di quanto non abbia fatto negli ultimi anni. C’è bisogno della Roma di Lione o di quella che ha schiantato il Chelsea o il Real Madrid un decennio fa. Servono i gol. Serve Dzeko, appunto.