Erano le 19 a Frosinone quando l’Avellino, in un clima surreale, scendeva in campo per l’amichevole più prestigiosa della propria estate, contro la Roma. Un 1-1 di lusso, ma anche l’ultimo della sua storia. Perché nello stesso istante in cui l’arbitro Paterna dava inizio alla partita, sulla posta certificata della società e arrivata la conferma alle voci che circolavano dal pomeriggio: la Federcalcio aveva appena bocciato il ricorso del presidente Taccone escludendo l’Avellino dal prossimo campionato di Serie B. Così, mentre la società scompariva dal calcio professionistico per la seconda volta dopo il fallimento del 2010, la squadra sudava in campo: calciatori che da quel momento erano virtualmente svincolati, eppure giocavano ignari. O quasi.
In realtà la notizia era nell’aria da ore: già nel primo pomeriggio in Corso Vittorio Emanuele a Monteforte Irpino si aspettavano quell’annuncio: «Stiamo qui col dito sul tasto aggiorna della Pec, aggiorniamo, aggiorniamo…». C’era una città col fiato sospeso e una squadra che viaggiava dall’Irpinia alla Ciociaria, due ore in pullman senza avere idea di cosa sarebbe stato il proprio futuro. Ne parla vano i calciatori, pure l’allenatore Marcolini, un passato nel centrocampo di Atalanta e Chievo e un futuro che nemmeno lui sa dove lo porterà. «In Serie B, giocheremo in Serie B», diceva ostentando sicurezza ieri il presidente Walter Taccone. Era in spiaggia con la famiglia mentre dipendenti e calciatori della sua squadra scoprivano di es sere stati esclusi dal campionato. «Ricorreremo – annuncia sicuro – c’è stato un vizio di forma che non vi svelo, è l’arma segreta che mi farà vincere». E in effetti l’ultima strada da percorrere è quella del Collegio di garanzia del Coni, che non si pronuncia sul merito ma sulla legittimità. il problema è che la squadra che ieri giocava già oggi potrebbe disattendere l’appuntamento per gli allenamenti, figurarsi le amichevoli fissate martedì e sabato contro la Virtus Francavilla e la Cavese.
Eppure sono passati soltanto nove giorni da quando il presidente Taccone presentava davanti al sindaco Vincenzo Ciampi le nuove maglie: c’era pure Anna Falchi a prestare il proprio volto. Ora lo stesso sindaco dovrebbe ritrovarsi in mano il titolo sportivo per costituire la squadra con cui far ripartire l’Avellino dai dilettanti: mentre Fabrizio Paghera e l’accento pare quasi messo opportunamente sulla sillaba sbagliata segnava ieri quello che potrebbe restare l’ultimo gol dell’Avellino, prima della sua scomparsa dal calcio professionistico. Colpa di fideiussioni insufficienti: la garanzia assicurativa rilasciata dalla compagnia rumena Onix Asigurari era sprovvista di proprio rating, come invece richiesto, mentre la documentazione integrativa è stata depositata oltre il termine. Mentre la città fondeva di rabbia, il responsabile era con la famiglia al mare: il posto miglior per veder affondare la nave.