Paolo Berdini, urbanista e saggista, è stato assessore all’Urbanistica della giunta Raggi quando, il 14 febbraio del 2017, venne «dimissionato» dal sindaco, probabilmente proprio per la sua ositilità al progetto dello Stadio della Roma.
Dottor Berdini, si aspettava l’arresto di Marcello De Vito? «No, è stato un fulmine a ciel sereno. Un altro colpo micidiale alla credibilità di una città che aspetta da troppo tempo un riscatto morale».
Dalle carte si evince che la presunta corruzione sia avvenuta proprio per cambiare la sua delibera che modificava sin troppo il progetto perla realizzazione dello Stadio della Roma, un progetto sul quale Lei non ha mai nascosto enormi perplessità. «E vero. Ho pensato che mi avessero chiamato ad amministrare l’urbanistica per farla tomare nella legalità dopo i tanti scandali che l’avevano funestata. Vedo con dispiacere che dopo la mia uscita sono tornati a praticare l’urbanistica contrattata, e cioè una prassi opaca che prevede l’inserimento di “facilitatori” e persone di dubbia moralità».
Da assessore all’Urbanistica è stato “dimissionato” dalla Raggi, in molti pensano proprio per la sua ostilità al progetto di Parnasi, conferma o smentisce? «Nel mese di gennaio 2017, subito dopo l’arresto di Renato Marra, sono iniziate alle mie spalle le trattative con la Roma calcio per dare il via libera allo stadio di Tor di Valle. Non mi restava altro che cambiare aria».
Lei consiglia al sindaco di Roma Capitale di lasciar perdere questo progetto, ma la società As Roma avrebbe già acquistato i terreni, come tornare indietro? «Mi sembra evidente che Tor di Valle deve essere cancellata per sempre, a meno di sfidare senza ritegno l’opinione pubblica. La Roma nella sua iniziale proposta aveva inserito anche altre aree urbane per realizzare lo stadio. Le si verifichi e si proceda speditamente. Si può fare lo stadio nella legalità».
Nell’inchiesta che ha portato agli arresti il presidente dell’Assemblea capito lina, si parla a anche dell’ex Fiera di Roma e degli ex Mercati generali, delibere cruciali per l’urbanistica, e non solo, della Capitale, tant’è che il minisindaco grillino di quel Municipio si è poi dimesso proprio per i dissapori interni al MoVimento su questi progetti. Cosa ne pensa? «Pensavo allora e penso che dati i livelli di degrado della città si deve in primo luogo avere a cuore il perseguimento del bene comune. A Ostiense i cittadini chiedono da decenni uno spazio verde. Alla ex fiera si possono costruire anche case per i senza tetto. E un dovere morale».
Eppure la Capitale avrebbe bisogno di un grande rilancio urbanistico in grado di rimettere in moto un’economia ormai al collasso, non crede? «Sono l’unico ad aver denunciato da tempo i trenta grandi progetti abbandonati a causa della crisi del 2008. Son d’accordo con lei. La rinascita di Roma parte dal recupero di quelle aree».
L’ingegner Sandro Simoncini, urbanista e direttore scientifico del Centro studi Sogeea ha detto che “in tanti dovrebbero chiederle scusa”, condivide? «Lo ringrazio davvero. Sono convinto che si dovrebbe chiedere scusa alla città, per le continue umiliazioni che le vengono inflitte. A Roma c’è un tessuto sociale che aspetta solo un riscatto, un futuro positivo per tutti, specie per le periferie».
Qualora la Raggi la richiamasse in giunta, tornerebbe nella squadra grillina? «Non lo farà assolutamente!»
Secondo Lei dobbiamo aspettarci altre sorprese legate a questa inchiesta? «Mi auguro solo che la città sia messa nelle condizioni del riscatto. Lo aspettiamo da troppi decenni».