Mica era un caso. Dzeko non segna, la Roma si ferma. Beh, in realtà Spalletti qualche partita l’aveva vinta anche senza i gol del centravanti, a Milano con l’Inter per esempio, e parliamo solo di due giornate fa. Però non si può negare la dipendenza, o comunque la diretta proporzione, tra la prolificità di Dzeko e le vittorie del- la squadra. «Ma no, è la Roma che fa i risultati. Senza la Roma non esisterebbe Edin» ricorda spesso lui, che è entrato così a fondo nello spirito di gruppo da essersi complimentato in tempo reale, nel momento della sostituzione, con l’ultimo arrivato Grenier che era all’esordio da titolare. «Bravo Clem» gli ha urlato, applaudendo le mani, a testimonianza di una tempra da leader tenuta un po’ nascosta nel primo anno a Trigoria.
IL CLUB – Con la rete segnata al Palermo, persino sottovalutata nella sua bellezza tra il movimento in profondità, lo stop volante in corsa e il tocco leggiadro di piatto verso la porta, Dzeko ha definitivamente conquistato un posto tra gli attaccanti indimenticabili della storia della Roma. Perché soltanto altri due santoni del talento realizzativo, in precedenza, si erano arrampicati fino a quota 30 gol in una stagione: l’argentino Pedro Manfredini, primatista assoluto con i 34 timbri vidimati nel 1960/61, e il capitano ineguagliabile Francesco Totti, arrivato a 32 nel 2006/07, coinciso con la Scarpa d’oro destinata al miglior cannoniere europeo.
LA SFIDA – Ecco, adesso l’ambizione è avvicinarsi ai migliori interpreti del continente, quelli che hanno già superato la tripla decina tra campionato e coppe: l’infinito Messi, 39 reti stagionali in altrettante partite, l’ex italiano Cavani, che furoreggia nel Psg a 37, e il polacco Lewandowski, già a 33 con il Bayern di Ancelotti. Dzeko non vincerà quasi certamente la Scarpa d’Oro, perché in campionato ha appena toccato il ventesimo gol, ma con l’aiuto della squadra potrà vincere due classifiche dei marcatori: quella della Serie A, inseguendo il tornista Belotti, e quella dell’Europa League, che guida a 8 reti in compagnia del brasiliano Giuliano dello Zenit e del maliano Coulibaly del Gent. E’ evidente che giovedì, per tagliare quest’ultimo traguardo a braccia alzate, sia essenziale la rimonta contro il Lione. «Noi sappiamo che è nelle nostre possibilità qualificarsi – avverte Dzeko – e io darò tutto me stesso per festeggiare ancora».
L’AIUTO – Anche perché, tendenzialmente, Dzeko porta risultati alla Roma: nelle 20 partite in cui ha segnato, coppe incluse, Spalletti ha vinto 19 volte e perso solo in casa della Sampdoria, quando proprio Dzeko aveva provveduto a sistemare la situazione procurandosi a tempo scaduto il rigore del pareggio, che c’era ma non è stato concesso. E c’è un altro dato incoraggiante in vista del Lione: i gol di Dzeko in Europa League, distribuiti in sole tre partite, hanno coinciso con tre vittorie che terrebbero in corsa la Roma per i quarti di finale, tutte con quattro reti complessive all’attivo. Ecco la serie: 4-2 contro l’Austria Vienna, 4-1 contro il Viktoria Plzen, 4-0 contro il Villarreal. Se venisse replicato il primo punteggio, si andrebbe almeno ai supplementari.
FRESCHEZZA – A confortare le speranze della Roma c’è anche, per assurdo, la giornata negativa capitata nell’ultima partita all’Olimpico, quella con il Napoli. Mai in questa stagione Dzeko è rimasto senza gol in due partite di fila giocate in casa. E dopo una domenica di parziale riposo, che in campionato non gli capitava addirittura dalla terza giornata, quando entrò appena dopo l’intervallo, Dzeko ha sicuramente riempito di benzina il serbatoio per la serata che conta di più. Il dirimpettaio Lacazette, che ha vinto il duello a distanza tra centravanti all’andata, non deve sentirsi al sicuro: è ancora a -2 dal club dei 30 gol.