Da capitano della Roma Primavera campione d’Italia, anno 1978, a capitano della Polizia Locale di Albano. Passando attraverso una trentina di partite in Serie A, distribuite tra la Roma e il Catanzaro di Carlo Mazzone, e tante altre in terza serie. È la storia di Paolo Borelli, classe 1958, mediano di belle speranze nella Roma di Gustavo Giagnoni, fine Anni Settanta, e Pruzzo, Santarini, Di Bartolomei e Rocca come compagni di squadra. L’Olimpico pieno, le prime pagine dei giornali, i servizi fotografici sui settimanali specializzati: il massimo per un ragazzo di venti anni cresciuto a pane, Roma e pallone.
Poi, però, le cose nel calcio cambiano: Borelli ha poca voglia di continuare a girare l’Italia in società minori e, seppur ancora calciatore professionista, comincia a battere altre strade. Legge, si informa, ipotizza. Studia. E una di queste strade lo porta alla Polizia Locale di Albano: Paolo, poco più che trentenne, vince il concorso, decide di appendere gli scarpini al chiodo e molla il pallone per il posto fisso. Oggi, il capitano Borelli è ufficiale stimato e felice del suo delicato ruolo nel reparto di polizia giudiziaria. E nel suo cuore non c’è spazio per il minimo rimpianto per quel pallone che – forse troppo presto – ha smesso di rimbalzare.