Una tragica fatalità. Mario Brozzi, ex medico della Roma, oggi coordinatore sanitario del Milan, può dare una spiegazione scientifica di quanto accaduto la scorsa notte al cuore di Davide Astori, ma di certo non può stabilirne la causa, che di fatto sfugge anche alla medicina. “Cosa sia accaduto a Davide lo sa solo Dio“ racconta il medico – ovviamente per saperne di più dovremo attendere i riscontri dell’autopsia. È una notizia che ci lascia frastornati e sgomenti e i miei pensieri vanno alla famiglia”.
Come è potuto accadere? “La mia esperienza mi ha insegnato che in genere morti di questo tipo, in soggetti giovani, sottintendono le cosiddette morti cerebrali: in sostanza si tratta di un evento malformativo congenito che ciascuno di noi potrebbe avere senza esserne a conoscenza”.
Tecnicamente cosa succede in questi casi? “Improvvisamente le arterie si rompono e si trasformano in emorragie devastanti. Purtroppo ho perso molti pazienti in età giovanile. In prima istanza tenderei a dire che Davide ha avuto una emorragia cerebrale”.
Verosimilmente è morto nel sonno? “Direi di si. Quando si rompono i vasi ultracerebrali non c’è risveglio, la quantità di sangue che fuoriesce è tale da comprimere il cervello in pochi istanti e dare luogo ad eventi fatali”.
Non c’è nessun tipo di avvisaglia? “In alcuni casi si, ma è molto raro. Possono comparire dei disturbi nella fase di prerottura. Nella maggior parte dei casi però non c’è alcuna possibilità di soccorso né tempo per intervenire. E’ un fatto immediato”.
L’arresto cardiocircolatorio può avere dei legami con l’attività sportiva? “No. Non ne ha, si tratta di eventi puramente casuali. Purtroppo può accadere in qualsiasi momento e a qualsiasi età. Sono eventi fatali imprevedibili di cui ad oggi è impossibile individuare la diagnosi, poichè è molto raro che vengano riscontate malformazioni, a meno che non si decida di sottoporsi una risonanza magnetica cerebrale ogni sei mesi. Ma chi di noi lo fa? Parliamo di una goccia nel mare”.
Quindi non esistono sintomi di nessun tipo? “Ognuno di noi potrebbe avere delle malformazioni e non saperlo. Sportivi e non. Il calcio è solo il conte- sto in cui è accaduto. Il primo sintomo può anche esse- re quello fatale, se si rompe un’aneurisma non c’è nulla da fare”.
Non c’è nessun tipo di responsabilità da parte delle società sportive? I calciatori quanto sono monitorati in questo senso? “Capisco che si cerchi una motivazione a tutti i costi, ma purtroppo non c’è. Neanche il monitoraggio sugli sportivi può cambiare una tragica fatalità”.
Il cuore di Davide, al di là della malformazione, non aveva problemi quindi? “Assolutamente no. Se il suo cuore avesse avuto dei problemi lo avremmo saputo per tempo. La nostra medicina è tra le più all’avanguardia d’Europa. Inoltre il protocollo del mondo professionistico è particolarmente attento e meticoloso. La verità nuda e cruda è che la medicina sportiva non può controllare la morte improvvisa. Nella legge dei grandi numeri potrà sempre avvenire. Peraltro i colleghi della società Fiorentina conoscono perfettamente il protocollo medico e sono al di sopra di ogni sospetto sui eventuali controlli. Perciò non mi addentrerei in un discorso relativo alle responsabilità perché sarebbe del tutto inutile. È una disgrazia che purtroppo non si poteva evitare”.