Calcio, ma anche baseball. Come è nata la passione per questo sport?
“Vivendo a Nettuno non mi fermavo mai. D’inverno giocavo a baseball e d’estate a calcio. Era un discorso più legato alle stagioni. Ho iniziato con la società “Black Angels-S. Francesco”, poi mi si è presentata l’occasione con il club di Nettuno e, successivamente, con il fatto che c’era un campetto vicino casa, ho iniziato a giocare a calcio”.
Perché ha smesso di correre per il “diamante” e si è lanciato nell’avventura di calciatore? “Ho smesso di giocare a baseball quando sono stato chiamato dalla Roma, feci un provino per la Primavera e mi presero. Prima, però, venne il Santa Monica in città e anche loro, dopo un test, mi volevano in squadra. I dirigenti erano disposti anche a portarmi in tournée in America, ma mio padre diceva che ero troppo piccolo e ho dovuto rifiutare”.
Chi è nato a Nettuno per forza di cose ama il baseball, peccato però che la società non ha vinto molto in questi ultimi anni… “Sono cresciuto ai tempi della Simmenthal Nettuno con Bruno Laurenzi e Giorgio Costantini, quando si vinceva tutto. Ora è diverso, anche per un discorso economico. Spero che la nuova proprietà del Nettuno si ingrandisca e ottenga al più presto i risultati che tutti i tifosi si augurano e meritano”.
Cosa potrebbe accomunare baseball e calcio? “È chiaro che giocando a baseball, grazie al mio grande maestro Alfredo Lauri che era un lanciatore come me (ride, ndr), l’ho visto sempre come uno sport di inventiva. Mi ha insegnato la palla lenta, la curva, il drop. Un po’ come la finta a rientrare nel calcio. Insomma ci vuole intelligenza ed inventiva in tutte e due gli sport”.
È in corso l’European Champions Cup, la sta seguendo? “Non sto riuscendo a farlo perché siamo impegnati con l’USA Academy (l’Accademia di calcio giovanile dell’As Roma, ndr), ma non appena avrò un po’ di tempo la vedrò in differita. Non mi perdo mai un competizione di baseball”.
FONTE:Paese Sera