La velocità di un ghepardo unita alla tecnica di un fantasista: tutto questo era Marcos Evangelista de Moraes, semplicemente Cafu per la somiglianza con Cafuringa , grande ala destra della Fluminense. La fascia destra era la sua ferrovia. Lui il nostro “Pendolino”. Un campione che si è cucito lo Scudetto sul petto indossando la maglia giallorossa, e soltanto per questo si è meritato un posto nel nostro cuore. Nedved sta ancora cercando il pallone che il brasiliano di San Paolo gli ha fatto volteggiare sopra la testa almeno tre volte, forse quattro. Cafu era spettacolare. E nonostante se ne sia andato al Milan dopo averci lasciati, gli vogliamo bene lo stesso.
Come lui vuole bene a noi, a Roma, alla Roma. Vederlo presentarsi al campo di allenamento di Boston la scorsa estate, durante la tournée americana, con una maglia giallorossa in mano, ci ha fatto tornare indietro nel tempo, rimembrando i ricordi belli. Perché Cafu è sempre Cafu. Diciamocelo: ci ha fatto sognare. Ci ha fatto godere. “Pendolino” adesso fa il dirigente Fifa, viaggia da una parte all’altra del mondo. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente poco prima che si imbarcasse su un aereo: destinazione Zurigo. «Si lavora tanto in questo periodo, in estate si giocano i Mondiali che senza di voi italiani saranno più tristi. Mancherà qualcosa, sia in campo sia fuori»
Cafu, segue sempre il campionato italiano? “Quotidianamente. È sempre il più affascinante dell’intero panorama mondiale. Non ce ne sono altri come il vostro nonostante in questo momento non ci siano le disponibilità economiche di una volta”.
E la Roma, la segue? “Che domande. Certo che la seguo. Forti sentimenti mi legano ai colori giallorossi. Eusebio (Di Francesco) sta facendo un lavoro straordinario. Chi conosce il calcio lo sa: si può lavorare bene e non vincere il campionato. Lo Scudetto è il frutto di una buona programmazione, a volte non basta neanche la programmazione senza una buona dose di fortuna. La Roma è stata sfortunata nella gara contro l’Inter ad inizio campionato, se avesse vinto la sua stagione sarebbe potuta cambiare anche in ottica primo posto. Anche la gara con il Napoli è stata decisa da un episodio sfortunato che ha coinvolto Daniele (De Rossi): lì si è spezzato l’equilibrio”.
Alisson è diventato uno degli uomini simbolo della squadra…“Non sono sorpreso. Lo conosco bene. È fortissimo e, credetemi, crescerà ancora perché ha ampi margini di miglioramento. Forse ancora non è il numero uno al mondo, ma lo sarà a breve”.
Domenica c’è Roma-Milan. Che partita sarà? “Una gara coinvolgente: con entrambi i club ho trascorso anni importanti”.
Chi è favorito? “Non c’è un favorito: il Milan sta andando forte, è in forma e può fare risultato. Ma la Roma è superiore. In Champions non ha fatto benissimo e questa partita le servirà per dimenticare la sconfitta con lo Shakhtar. Il fattore campo, poi, potrà fare la differenza”.
Quale rossonero dovrà temere di più la Roma? “Gattuso. Rino è unico per attaccamento alla maglia. La sua maglia è sempre stata quella rossonera e sta trasmettendo il suo modo di lottare ai propri calciatori”.
Roma e Milano, giallorossi e rossoneri: chi ha più nel cuore Cafu? “Dico Roma e non perché questa intervista uscirà sul Romanista. Lo Scudetto vinto da voi vale come tanti trofei conquistati al Milan non solo per le difficoltà che si incontrano, ma anche per le emozioni che ti regala vincere in giallorosso. Poi a Roma sono legato sentimentalmente anche a persone speciali: Riccardo e Vincenzo rappresentano una parte della mia famiglia. Grazie a Vincenzo sono diventato ancora più tifoso della Roma. Manca soltanto che faccia la tessera in Curva Sud”.
Pavel Nedved sta ancora cercando il pallone… “Vi racconto un aneddoto. Il maggio scorso ero a Roma, una mattina sono andato a prendere a scuola la figlia del mio amico Vincenzo, Gaia. Stavo camminando lungo il corridoio e sentivo gli olè dei bambini: mi sono avvicinato e sulle lavagne luminose stavano mandando i video del sombrero”.
Chiudiamo con un saluto ai tifosi della Roma… “Li abbraccio tutti. Adoro la gente giallorossa. Amo Roma. I romani sono speciali e li porto nel cuore. Per giocare ancora ho scelto la squadra delle leggende giallorosse, non un’altra. Un saluto anche ai Maneskin: mi piacciono molto, poi sono romani e grandi tifosi romanisti”.