La guerra è finita: dopo 8 anni la tessera del tifoso verrà abolita. Lo strumento più odiato (e contestato) dagli ultrà del pallone, nato nel 2009 per riportare la sicurezza negli stadi, dopo l’ondata di violenza di metà anni Duemila. Un obiettivo si può dire anche raggiunto, a caro prezzo: se ne sono andati i violenti, se ne sono andati anche i tifosi. Gli stadi italiani si sono ulteriormente svuotati nell’ultimo decennio (-10% di spettatori). E ora che l’emergenza sembra svanita, si proverà a ripopolarli con norme meno rigide. Biglietti in vendita anche il giorno stesso della partita, con il solo obbligo della nominatività e del posto fisso a sedere, abbonamento libero, non più collegato al rilascio della carta. Trasformazione della tessera del tifoso in una “card”, a fini di fidelizzazione e non più di “schedatura”. Responsabilizzazione delle società, che dovranno attrezzare un vero e proprio “dipartimento” per le Relazioni con i tifosi, e vigilare sul rispetto delle norme nelle curve.
Sono queste le principali novità del Protocollo d’intesa firmato ieri in Federcalcio. Un piano graduale, di durata triennale ma subito operativo: si parte già fra un paio di settimane con la prima giornata di Serie A che prevede un paio di partite calde (Verona-Napoli e Atalanta-Roma): il primo banco di prova per il nuovo corso. Diversi punti del piano sono ancora da verificare. I costi delle carte di fidelizzazione, che saranno a pagamento. Le “rivoluzionarie” discipline sul servizio degli steward e sull’impiantistica calcistica, ancora da scrivere. L’efficacia di questi “Supporter Liaison Office” (Slo), che in realtà secondo le norme Uefa esisterebbero già da 5 anni ma di cui in Italia quasi nessuno ha sentito parlare. L’obiettivo è arrivare entro il 2020 alla riduzione delle barriere.
Intanto il Gruppo di sicurezza dovrà continuare a valutare le partite a rischio su cui porre restrizioni: l’anno scorso erano state appena 302 su 2044 (il 14,7%) ma in un regime ferreo. Senza più lo scudo della tessera del tifoso l’Osservatorio continuerà a fidarsi o aumenteranno i casi? Già solo la firma del protocollo, però, è stato accolto dalle istituzioni come un successo. Contento il ministro dello Sport, Luca Lotti, che aveva già spinto per la rimozione delle barriere all’Olimpico, e ora permetterà l’ingresso in curva anche di megafoni e tamburi, strizzando l’occhio ai tifosi. Entusiasta Carlo Tavecchio, che può appuntarsi un’altra stelletta da presidente federale. Forse un po’meno convinti in Questura a Roma, dove pare che il provvedimento sia stato più che altro recepito. Nella Capitale il tifo fa ancora paura, nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio il Lazio è la Regione con più Daspo. Forse, però, i tempi sono maturi per seppellire l’ascia di guerra e voltare pagina. Purché gli ultrà siano d’accordo.