Uomo della provvidenza per i tifosi romanisti, dopo la doppietta e l’assist per Dzeko nel 5-2 al Benevento. Addirittura eroe nazionale in Turchia, soprattutto per l’esultanza con il saluto militare che, in patria, è stato letto come ricordo dei tre soldati morti nell’offensiva contro l’enclave curdo-siriana di Afrin. Il gesto di Cengiz Under, il ventenne attaccante giallorosso che ha giocato 7 partite in nazionale, è stato molto apprezzato ad Ankara, anche ai massimi livelli. Il premier Recep Tayyip Erdogan ha da tempo capito che lo sport è un veicolo di consenso, tanto che il club da cui proviene Cengiz, il Basaksehir Istanbul, è nato nel 1990 ed è stato fortemente appoggiato dall’AKP, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo del presidente. Erdogan partecipò all’inaugurazione del nuovo stadio – il Fatih Terim – giocando un’amichevole e segnando una tripletta, presumibilmente senza trovare gran resistenza nei difensori.
Cengiz è un idolo sportivo anche da esportazione. Ieri ha postato sui suoi profili social la foto dell’esultanza e l’ha completata con l’emoji della persona che prega e tre bandiere turche, lo stesso numero dei soldati caduti. Alla grande maggioranza dei tifosi romanisti l’esultanza non ha fatto né caldo né freddo: l’importante sono i gol. Ma c’è stato anche chi ha protestato, ricordando la repressione del popolo curdo da parte dell’esercito turco. Un tema molto delicato, toccato anche durante la recente visita di Erdogan a Roma. Mescolare sport e politica è un errore? Molti lo pensano. Ma è sicuro che in Turchia avviene spesso. Il cestista Enes Kanter, che gioca nei New York Knicks della NBA, rischia 4 anni di carcere nel caso in cui dovesse tornare nel suo Paese per aver «deriso e diffamato» il presidente. «Mi sembrano persino pochi – ha detto Kanter alla Gazzetta dello Sport – per tutti gli insulti che gli ho lanciato. Quella persona senza onore ne meriterebbe molti di più». Kanter è un sostenitore di Fethullah Gullen, il religioso moderato che la Turchia accusa di aver pilotato il golpe militare del luglio 2016. Tutto è politica. Anche un canestro, un gol o un’esultanza.