Non è bastato, semplicemente perché non poteva bastare. La vittoria mancata, perché meritata, contro il Milan non cancella la macchia di Firenze. Non l’avrebbe fatto neppure una vittoria, magari con tanti gol perché, e questo ormai è chiaro, non erano i tre punti quello che i tifosi chiedevano. La vittoria poteva andare bene per la classifica, per mettere pressione a chi ci precede e guadagnare posizioni su chi ora è al nostro fianco. Tutto qua, pura matematica. Forse anche logica, che però nulla ha da spartire con il cuore, quello che il tifoso chiede. Senza se e senza ma. Quello che il tifoso mette a disposizione. Sempre.
«Ai tifosi non gli devo dire niente. Sono sempre gli stessi, quelli che ci stavano vicino anche nelle difficoltà. E’ stata una cornice stupenda. Uno stadio così forse non lo vedremo più perché con queste nuove leggi ci saranno più difficoltà ad andare allo stadio». Parole e musica di Daniele De Rossi. Inutile aggiungere altro, se non che questa dichiarazione d’amore è del 2010 e a Verona, proprio contro quel Chievo al quale stasera andremo a fare visita, la Roma chiude una delle tanti stagioni del rimpianto.
Quella, per intenderci, dell’1-2 casalingo contro la Sampdoria di Pazzini e Cassano. Nonostante l’esito fosse scontato, al Bentegodi si presentarono in 20.000 per salutare una squadra che non si era mai risparmiata e protagonista di un’entusiasmante rincorsa nei confronti dell’Inter. Un finale amaro solo nel risultato, perché “Chi tifa Roma non perde mai” come recitava per la prima volta lo striscione che illuminava il Bentegodi. Quel Chievo-Roma sarà ricordato anche come l’ultima trasferta ‘libera’, dato che dopo viene applicata la legge sulla tessera del tifoso. (…)
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