A vederli accanto, la prima impressione è che siano bene accoppiati. Se si trattasse di un film statunitense, Gianluca Petrachi ricoprirebbe il ruolo del poliziotto cattivo, mentre Paulo Fonseca sarebbe quello buono. Sarà vero? Di sicuro il nuovo allenatore portoghese si siede su una panchina oggettivamente bollente (8 allenatori in altrettanti anni di proprietà Usa) senza scomporsi e lo dice chiaramente.
«Non ho paura, non conosco questo sentimento – spiega –. Non so che cosa ho di diverso rispetto ai miei predecessori. A parlare sono solo i risultati, perché l’allenatore è rappresentato dai risultati. Se faremo risultati, vedrete chi sono». (…) Quando sono stato contattato non ho avuto alcun dubbio. È stata una questione di feeling. Non mi baso su considerazioni economiche».
Ovvio però che la fiducia andrà ripagata con i risultati e, anche se premette come il presidente Pallotta non gli abbia fissato traguardi, l’asticella ce l’ha ben chiara. «Non sarà la mia Roma, ma di tutti. Io però mi impongo di tornare subito in Champions League. Un’altra priorità è quella di costruire una squadra forte e ambiziosa. Vogliamo sempre vincere, ma anche quando non succede, i tifosi devono essere orgogliosi. Se questa condizione sarà soddisfatta saremo più vicini al traguardo. Non faccio una promessa, ma ho una convinzione: ho due anni di contratto più un’opzione per un altro, ma sono convinto che potremo vincere qualcosa. Non è una promessa ma una convinzione. Domani (oggi, ndr) comincerò a lavorare per costruire qualcosa di speciale». (…)
Confermato per ora Florenzi come capitano, Fonseca poi prova a spiegare il suo calcio, che di sicuro ha le stimmate di essere offensivo, ma con intelligenza. «Negli ultimi anni in Italia ha sempre vinto chi ha subito meno gol, così cercheremo di migliorare la fase difensiva, ma questo non significa che sarà una Roma difensiva. Per me il miglior modo di difendere è avere la palla e stare lontano dalla nostra porta.
In generale, più che i sistemi di gioco, conta l’intensità. Il gioco, tra l’altro, è diventato molto più strategico, il che richiederà uno studio più approfondito, perché in Talia si usano tanti moduli diversi». Morale: «La mia squadra giocherà in modo strategico per poter battere l’avversario». Impressioni? C’è un Napoleone col sorriso sulla panchina della Roma.
FONTE: La Gazzetta dello Sport