Da cornuto a mazziato il passo è breve. La figura dell’arbitro di calcio ha sempre alimentato critiche e contestazioni, ma ora la strada ha imboccato la via dei tribunali. Un tempo il direttore di gara era un bersaglio indifeso, con uno stadio intero pronto a ricordargli le virtù della propria madre, della moglie, eventualmente della sorella. Ma ora i tifosi si sono organizzati, e colpiscono direttamente al portafoglio. Giacomelli è il primo fischietto convocato da un giudice, ma quanti altri – nel corso della storia – sarebbero finiti «alla sbarra» se ci fossero state iniziative legali da parte dei tifosi? La class action più numerosa, senza dubbio, sarebbe stata rivolta nei confronti di Paolo Bergamo di Livorno, arbitro di Juventus-Roma del 10 maggio 1981 che annullò il celebre gol di Turone. Questione di centimetri – si scrisse – nella sfida successiva il leggendario presidente romanista Dino Viola portò in omaggio al suo omologo juventino Boniperti un regolo da geometra: ironia da campioni. Il presidente dell’Inter Massimo Moratti accolse con molto meno savoir faire il rigore negato dall’arbitro Ceccarini nel corso della partita scudetto contro la Juventus, nel 1998: Iuliano frana su Ronaldo. Quel giorno neanche l’avvocato Peppino Prisco riuscì a commentare ironicamente un episodio che parve clamoroso a tutti gli italiani, juventini esclusi.
I tifosi della Lazio – gli stessi che porteranno alla sbarra l’arbitro Giacomelli – già nel lontano 1962 avrebbero dovuto muoversi in massa per l’errore dell’arbitro Rigato di Mestre chiamato a dirigere Lazio-Napoli. È la partita più importante del campionato cadetto, uno spareggio per la promozione. Il laziale Seghedoni segna su punizione sfondando la rete, il portiere napoletano Pontel si dispera, si mette le mani in testa. I biancocelesti esultano ma l’arbitro non si accorge di un buco nella rete e annulla il gol: il Napoli sale in Serie A, la Lazio resta nel limbo. Nel mirino dei tifosi laziali anche il signor Fiorenzo Treossi che – nel 1999 – negò un clamoroso calcio di rigore su Salas (fallo di Mirri) nella partita contro la Fiorentina: la squadra di Eriksson al Franchi pareggia, e perde il titolo per un solo punto.
Ma anche i tifosi della «Viola» hanno di che recriminare per uno scudetto volato via a causa di un errore arbitrale. Anno 1982, Cagliari, stadio Sant’Elia, ultima giornata di campionato. Arbitro Mattei di Macerata. Cross di Antognoni, gol di Graziani. Ma l’arbitro annulla. Potrebbe essere il gol scudetto, perché la Juventus a Catanzaro sta pareggiando. Poi segna Brady su rigore, e lo scudetto vola a Torino. Gli stessi juventini avrebbero di che lamentarsi, se non altro per una Champions League persa contro il Real Madrid nel 1997 per un gol realizzato in netto fuorigioco da Mijatovic. Nelle istanze pallonare anche i sostenitori del Milan avrebbero diversi episodi per i quali presentare una richiesta per risarcimento danni. Nella fatal Verona – nel 1990 – la squadra di Sacchi si gioca lo scudetto, arbitra la partita Rosario Lo Bello di Siracusa, figlio d’arte del famigerato Concetto. Tre milanisti espulsi: Rijkard, Van Basten e Costacurta. Il Verona – già retrocesso – vince per due a uno, tricolore al Napoli.
In tempi recenti – c’è sempre la Juventus di mezzo – il gol non assegnato a Muntari segnò in maniera incancellabile quello scontro diretto che aprì alla formazione di Antonio Conte la strada verso il primo di una lunga serie di scudetti. Non sono soltanto gli arbitri italiani a sbagliare, anzi. Se gettiamo lo sguardo verso le competizioni internazionali vediamo che gli episodi eclatanti non mancano. Il più clamoroso è indiscutibilmente quello relativo al gol realizzato con la mano da Maradona nella sfida contro l’Inghilterra ai Mondiali messicani del 1986. Quella tra inglesi e argentini non è soltanto una sfida calcistica, la partita dello stadio Atzeca è un’appendice della guerra delle Falkland andata in scena quattro anni prima tra i due Stati. Maradona punisce gli inglesi anticipando il loro portiere Shilton con una mano, l’arbitro tunisino Ali Bin Nasser non si accorge di nulla: la «mano de Dios» c’è, ma non si vede. Quattro anni dopo il fuoriclasse sudamericano viene ripagato con la stessa moneta nella finale Mondiale dello stadio Olimpico di Roma contro la Germania: il fischietto messicano Edgardo Codesal assegna un rigore inesistente ai tedeschi per un presunto fallo di Sensini su Voeller.
Se i tifosi italiani dovessero fare una class action contro un arbitro, sicuramente indicherebbero il signor Byron Moreno. Mondiali del 2002, in Corea. L’ecuadoriano è chiamato a dirigere la partita degli ottavi di finale tra i padroni di casa e la Nazionale di Trapattoni. L’arbitro annulla un gol a Tommasi, nega un rigore agli Azzurri, espelle Totti per simulazione. Italia perde e viene eliminata. Trapattoni cambia panchina, ma non la storia: alla guida dell’Irlanda – nello spareggio contro la Francia per il Mondiale 2010 – viene nuovamente «derubato» dal gol di Gallas propiziato da un precedente fallo di mano di Henry. La federazione irlandese minaccia di adire le vie legali, la Fifa di Blatter «patteggia» un accordo extragiudiziale versando cinque milioni di euro alla Football Association irlandese. Nei torti arbitrali della storia non può mancare quello subito dal Torino nella finale di coppa Uefa contro l’Ajax: l’arbitro Petrovic non fischia un clamoroso rigore ai danni di Cravero. Il tecnico granata Emiliano Mondonico prende una sedia e la solleva in cielo agitandola verso il direttore di gara. Quando le cose venivano risolte alla vecchia maniera, altro che class action…