Francesco Colautti, figlio di quel Mario Colautti alto e biondo e con due baffoni così che molti ricordano nelle figurine soprattutto dell’Ascoli degli anni 70, a differenza di suo papà nel calcio non è entrato dalla porta principale, ma come medico dello sport. È stato il più giovane dottore a prendere la specializzazione e a lavorare in serie A (a Perugia, nel 2000) e nel 2011 è stato chiamato da Michele Gemignani – che era stato nominato da Franco Baldini responsabile sanitario dell’As Roma – a diventare medico sociale giallorosso. Andati via Baldini e Gemignani, è stato promosso responsabile sanitario.
Fino a quando? «Al 2015, quando Pallotta chiamò Lippie e Norman, due specialisti di sua conoscenza, a riorganizzare il settore e il responsabile divenne il tedesco Riepenhof”.
Tutti andati via due anni dopo… «Sì, il tempo per la Roma di realizzare una specie di record di crociati saltati».
C’è del risentimento? «Per carità, semplice constatazione. Né mi pare che le cose negli ultimi due anni siano migliorate».
E infatti ora è andato via anche Del Vescovo… «Un bravo radiologo, lo chiamai io alla Primavera. Lo utilizzavamo come consulente presso il campus biomedico, e visto che era disponibile e ci serviva un professionista lo abbiamo introdotto nel settore giovanile, dove le problematiche sono minori rispetto alla prima squadra. Poteva crescere accanto a me. Era tutelato. Ma non aveva specializzazione».
Non era un medico dello sport? «No, l’avrà presa in seguito». (…)
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