C’è un curioso elemento che potrebbe giocare nella possibile scelta di Antonio Conte di tornare ad allenare in Italia ed è un elemento inserito nel Decreto Crescita. Tasse. Tasse basse, che si potrebbero tradurre per il mister in quasi 3 milioni di euro l’anno in più di stipendio.
All’articolo 5 viene fatto riferimento al «rientro dei cervelli» e vengono inserite delle succose agevolazioni fiscali per chi torna a lavorare in Italia. Si legge: «I redditi da lavoro dipendente prodotti in Italia da lavoratori che trasferiscono la residenza nel territorio dello Stato concorrono alla formazione del reddito complessivo limitatamente al 30% del loro ammontare». In sostanza, se sei un lavoratore che decide di trasferire la residenza in Italia, paghi solo il 30% sul tuo reddito. A due condizioni: la prima, che tu sia stato residente all’estero nel biennio scorso e che ti impegni a risiedere in Italia per un biennio; la seconda, che l’attività lavorativa sia svolta prevalentemente in Italia.
Da tre anni Conte risiede a Londra e, se tornasse nel Belpaese, difficilmente lo farebbe per un contratto inferiore al triennio che poi è anche il minimo per impostare un efficace ciclo calcistico. Facendo i conti, quindi, con l’attuale livello di tassazione oggi in Italia, Conte prenderebbe il 53% circa del suo stipendio lordo: su 16 milioni ipotizzati come possibile offerta della Roma, poco più di otto. Con l’abbassamento al 30%, invece, la cifra per il Mister salirebbe intorno agli 11 milioni di euro netti. E basta fare due conti sui livelli di tassazione all’estero per capire che questa è un’offerta decisamente allettante.
Sia chiaro: a certi livelli contrattuali non è che si guardano tanto dettagli come le aliquote sulla tassazione e certo non è un’aliquota in sé che determina la scelta di Conte, né, infine, si può dire che il Governo voglia fare un favore a una squadra italiana. Tuttavia, alla fine, un effetto c’è. Ed è oggettivo. In Inghilterra, il livello della tassazione per chi guadagna quel tipo di cifre è fissato al 45% solo per quello che da noi è l’Irpef e, a questo, poi, si sommano le tasse locali. In Germania, ugualmente, l’Irpef su quegli stipendi è al 45% e, anche qui, vanno aggiunte le tasse locali o quelle specialistiche, come quelle sulle assicurazioni che oscillano fra il 3,8 e il 19%.
Con quanto inserito nel Decreto Crescita, invece, le tasse sarebbero al 30%: insomma, risparmiare il 15% su quel tipo di redditi non è esattamente poco. È se per caso decidesse di portare la residenza al sud, magari nella sua natia Lecce, per Conte il risparmio sarebbe quasi clamoroso. Recita, infatti, il Decreto, in un successivo passaggio, che «la percentuale (di tassazione, ndr) è ridotta al 10 per cento peri soggetti che trasferiscono la residenza in una delle seguenti regioni: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia».
FONTE: Il Tempo