A leggere i bilanci viene da dire che le squadre della Capitale fanno miracoli sul campo. La Roma che fattura meno della metà della Juve ha chiuso lo scorso campionato solo 4 punti dietro alla capolista, mentre la Lazio di Lotito non si allontana troppo dalle «grandi» – e ha battuto i bianconeri in Supercoppa – pur incassando circa la metà del club di Pallotta e un quarto di quello guidato da Agnelli. Sono le tre società quotate in Borsa, le uniche obbligate a rendere pubblici i dettagli dei rispettivi conti. Dopo le prime anticipazioni, ieri è stato il turno della Roma riunita nel cda per l’approvazione dell’esercizio chiuso al 30 giugno 2017 con un risultato economico consolidato (comprese le parti correlate) negativo di 42.2 milioni di euro. Pallotta, quindi, con la società giallorossa ci va in perdita per il sesto anno consecutivo e ha dovuto rimettere mano ai fondi personali con finanziamenti da 90.5 milioni che verranno convogliati nell’aumento di capitale già varato per un massimo di 120 milioni, il secondo dell’era americana. Di contro, Agnelli e Lotito nell’ultimo bilancio hanno festeggiato l’utile, rispettivamente di 42.6 e 11.3 milioni. Tutti e tre hanno comprato e venduto giocatori, realizzato plusvalenze importanti, la differenza allora non la fa certo il calciomercato.
Il paragone Juve-Roma è la fotografia del dominio economico bianconero contro una rivale che sta investendo tanto ma non riesce a starle dietro. I ricavi operativi dei bianconeri sono pari a circa 410 milioni contro i 175 giallorossi, se si aggiungono i «proventi da gestione parco calciatori» la Juve arriva a toccare la cifra record di 562.7 milioni mentre la Roma si ferma a 278.4. Meno della metà. Sui numeri incide da una parte la cessione di Pogba che contribuisce ai 140 milioni totali realizzati con le plusvalenze lo scorso anno da Marotta & Co., dall’altra Monchi è riuscito a contabilizzare le partenze di Salah, Rudiger, Paredes, Marchizza e Frattesi tutte entro il 30 giugno, arrivando a contare plusvalenze complessive per 95.2 milioni. Ma non sono bastate a chiudere il bilancio vicino al pareggio come nell’esercizio precedente (-14) a causa della mancata partecipazione alla passata Champions. Quanto pesa retrocedere in Europa League: 48 milioni in meno i proventi dei giallorossi dalle coppe internazionali. La Juve è invece arrivata alla finale garantendosi incassi mai visti nella sua storia, tra bonus Uefa, market pool e botteghino. Ma la vera forbice è dovuta ai diritti tv e allo stadio. Avere più tifosi e un impianto di proprietà fa tutta la differenza del mondo. Agnelli dichiara 57 milioni alla voce «ricavi da gare» a cui somma 232 di «diritti radiotelevisivi e proventi media» più 74 di sponsor e pubblicità e 19 dalla vendita di prodotti. La Roma risponde con 35 milioni incassati dalle partite (inclusi i premi Uefa per i risultati nelle coppe), 105 di diritti televisivi, appena 16 tra sponsor e pubblicità, 8 di merchandising, questi ultimi almeno cresciuti di 3 milioni rispetto all’anno prima. La differenza complessiva, insomma, è enorme e si traduce nella capacità d’investimento che hanno i due club nel mercato. Agnelli si può permettere di pagare 235 milioni di stipendi ai tesserati e alzare i costi complessivi dai 300 milioni del 2015/16 fino ai 400 dell’ultimo bilancio. Pallotta invece ha dovuto ridurre le spese per gli ingaggi a 145 milioni (diminuiti di 9) e quelle complessive a 209 contro i 217 precedenti. Bilancio chiuso comunque in perdita, ma quello da presentare all’Uefa sarà diverso (nei conti del Financial Fair Play non si calcolano i costi «virtuosi») e dovrebbe ricevere l’ok anche quest’anno, prima di ottenere il via libera definitivo a giugno 2018. La Lazio, come detto, viaggia parecchi piani sotto ma il bilancio è piuttosto in salute. Qualche dato: ricavi operativi a 98.9 milioni in crescita dell’8%, gestione parco calciatori positiva di 30 milioni, costi scesi da 84 a 83. L’indebitamento (43.7 milioni) è di molto inferiore a quello di Juve (162.5) e Roma (192.5) Per ambire al vertice Lotito dovrebbe sobbarcarsi spese che la sua Lazio non si può proprio permettere.