La croce del crociato. Un male statistico, oltre che incidentale, di cui la Roma non riesce a trovare la cura giusta. Emerson Palmieri, che ha visto saltare il ginocchio sinistro nella notte dolce/amara dedicata a Totti, è soltanto l’ultimo caso, il sesto in un anno solare e il quarto nella sola stagione 2016/17 a soffrire di uno dei più dolorosi infortuni che possano capitare a un calciatore.
RIPETIZIONE – Quattro lesioni ai legamenti crociati anteriori – di cui una recidiva, quella di Florenzi – sono davvero tante in una sola annata di pallonate. Non consideriamo quindi gli incidenti di Nura, che peraltro si è rotto il crociato posteriore con conseguenze ancora peggiori, e Rüdiger, infortunatosi a inizio giugno con la nazionale tedesca in preparazione all’Europeo. Loro fanno parte della stagione passata. Qui confronteremo invece i quattro infortuni al crociato a partire da Mario Rui, ko in uno dei primi allenamenti estivi a Boston, passando per Florenzi, con il doppio crac tra il Sassuolo e un allenamento con la Primavera in fase di recupero avanzato, fino appunto a Emerson, che ha perso la convocazione in Nazionale e buona parte delle vacanze a causa della brutta torsione di fine campionato.
REPORT – Lo studio dell’Uefa sull’ultima stagione monitorata, la 2015/16, condotto da un professore svedese che si chiama Jan Ekstrand, ha preso in esame i dati di tutti gli infortuni capitati a 29 club impegnati nelle competizioni internazionali. Tra questi anche la Roma. L’analisi mirava a comprendere l’incidenza degli infortuni dei calciatori dei rispettivi organici sul totale, in relazione al numero di minuti di lavoro di ciascun atleta. In particolare sono state studiate 215.000 ore di campo, divise tra l’85% dell’allenamento (183.000) e il 15% delle partite (32.000). In media è risultato che le squadre analizzate hanno svolto 218 sessioni di allenamento e giocato 59 partite. Ma il dato parziale che ci interessa in questo discorso è quello appunto relativo agli infortuni ai legamenti. Prendendo in esame gli incidenti (tutti, anche alle caviglie, anche agli altri legamenti delle ginocchia) che hanno comportato uno stop superiore ai 28 giorni (definiti «severe», gravi, in inglese), il totale delle squadre scandagliate arriva a 54 nella stagione, alla media cioè di 1,86 incidenti per squadra. Stringendo però il cerchio sui cosiddetti ACL (Anterior Cruciate Ligaments) scopriamo che i casi nella stagione in questione sono stati soltanto 9 su 29 club. La Roma invece è stata particolarmente bersagliata dalla maledizione negli ultimi tempi: oltre ai 4 casi della stagione 2016/17, bisogna ricordare i problemi capitati in precedenza, ancora prima degli incidenti a Rüdiger e Nura, ai giovani Ponce e Capradossi, per non parlare dell’odissea di Strootman che è stato operato tre volte allo stesso ginocchio in un anno e mezzo.
CAUTELA – I dati, come specifica la stessa Uefa nella premessa, vanno presi con le molle. Perché dipendono essenzialmente dai report che le diverse squadre inviano a Nyon, con maggiore o minore precisione a seconda del mittente. Ad esempio è possibile che i club non mandino all’Uefa i dati sugli infortuni dei giovani, come possono essere Capradossi, Nura e Ponce per la Roma. Ma di sicuro a Trigoria, dove si spiega la catena di incidenti essenzialmente con la sfortuna, c’è preoccupazione per il proliferare dei problemi fisici. In vista della prossima stagione, quando giocherà di nuovo la Champions, la squadra chiede di essere lasciata un po’ in pace.