Dal bianconero al giallorosso, passando per il granata e il Blues. Niente Juve, per carità, bensì il Sora, dove Davide Zappacosta è cresciuto calcisticamente: nato nella cittadina volsca l’11 giugno 1992, ha fatto tutta la trafila delle giovanili sorane, prima di spostarsi di pochi chilometri e accasarsi all’Isola Liri. A diciassette anni fa il suo esordio in Seconda Divisione, ma le sue doti non possono passare inosservate: ad accorgersi di lui è l’Atalanta, sempre attenta ai settori giovanili italiani e stranieri, che lo aggrega alla Primavera.
A Bergamo resta sei mesi, quindi i nerazzurri lo cedono in comproprietà all’Avellino, in Lega Pro, dove Zappacosta ha l’opportunità di farsi le ossa giocando con continuità. Tre stagioni in Campania, coronate in una data che Davide decide di tatuarsi sul corpo: 5/5/2013, giorno in cui i Lupi ottengono la promozione in Serie B.
L’ascesa del terzino destro è appena iniziata, perché dopo un anno nel campionato cadetto l’Atalanta lo riporta a Zingonia. Colantuono prima e Reja poi danno fiducia al ragazzo sorano, che totalizza 29 presenze e 3 gol in A. Fisicità (è alto 1,82), corsa e cross precisi sono le doti che fanno attivare i radar degli addetti ai lavori: il più lesto di tutti è Gianluca Petrachi, all’epoca ds del Torino, che raggiunge un accordo con i bergamaschi.
Alla corte di Gian Piero Ventura, oltre a Zappacosta, arrivano anche Daniele Baselli. Il cartellino dell’esterno basso viene valutato intorno ai 3,5 milioni di euro; in pochi – forse nessuno, nemmeno Petrachi – possono immaginare che due anni dopo porterà nelle casse granata 25 milioni più bonus. (…)
FONTE: Il Romanista – L. Latini