Consulenze legali fittizie per mascherare le tangenti destinate al presidente del Consiglio comunale di Roma, Marcello De Vito. Vincolate, oltretutto, all’approvazione in Campidoglio delle delibere relative ai progetti. Sono le informative agli atti dell’inchiesta che ha portato in carcere per corruzione il politico e il suo socio, l’avvocato Camillo Mezzacapo, a raccontare come quegli incarichi fossero relativi a lavori non svolti o, comunque, non compatibili con l’entità delle parcelle che, per incassare favori, gli imprenditori Luca Parnasi, Claudio e Pierluigi Toti, e Giuseppe Statuto, avevano deciso di pagare.
I CONTRATTI CON PARNASI «Soldi buttati al cesso», commenta Parnasi con un collaboratore parlando di un incarico inutile e costoso commissionato a una prestanome di Mezzacapo. Un dialogo eloquente, per i carabinieri del Nucleo investigativo che, coordinati dalle pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli, hanno analizzato conti correnti e bonifici. Dagli accertamenti è emerso – è la tesi della procura – che quelle consulenze erano «irrilevanti». Per l’accusa, per comprare l’aiuto di De Vito, Parnasi avrebbe commissionato allo studio del suo socio vari incarichi. Il primo è «il conferimento da parte dell’amministratore della Capital Holding Spa e del presidente del consiglio di amministratore della Vigest Srl e di Luca Parnasi, amministratore della Energie Alternative Srl».
É destinato a Mezzacapo, ma viene formalizzato nei confronti dell’avvocato Virginia Vecchiarelli, sua cognata e collaboratrice. La donna – indagata – avrebbe svolto il ruolo di prestanome. La prestazione viene pagata 95.123 euro. Un compenso «sproporzionato all’impegno profuso» e all’attività in concreto svolta, che è «quasi inesistente», visto che il lavoro è stato portato avanti da altri professionisti, si legge in un’informativa. Il secondo incarico – non formalizzato – conferito a Mezzacapo è relativo a «un accordo transattivo tra Parsitalia – società del gruppo Parnasi – e Roma Capitale del valore di 10 milioni». L’imprenditore promette anche una consulenza su «un contenzioso con la Banca delle Marche» e una relativa alla «realizzazione presso l’ex Fiera di Roma di un polo di intrattenimento»: è l’ultimo progetto che il costruttore intende chiudere grazie a De Vito.
I FRATELLI TOTI Per l’accusa, lo stesso copione si sarebbe ripetuto con i fratelli Toti che, «sfruttando le relazioni del politico», avrebbero ottenuto l’approvazione del progetto di riqualificazione degli Ex Mercati Generali all’Ostiense. Il 24 ottobre 2017 sul conto dell’avvocato arriva il bonifico con questa causale: «Pagamento preavviso di fattura del 25 settembre». Il compenso, di 110.620 euro, è stato «corrisposto sotto forma di incarico conferito dalla Silvano Toti Holding Spa allo studio legale Mezzacapo», si legge negli atti. E, per gli investigatori, «è non in linea rispetto al profilo finanziario emerso dall’esame del conto corrente di Mezzacapo, nel quale sono presenti plurimimovimenti in entrata, per cifre che non superano mai i 25.000 euro».
Il contratto, stipulato il 29 maggio 2017, ha come oggetto «l’assistenza legale alla Silvano Toti Holding spa per la consulenza commerciale, amministrativa e societaria relativamente all’intervento di riqualificazione del complesso degli ex Mercati Generali». Gli inquirenti notano un dettaglio: nella clausola conclusiva si legge che «il contratto si intenderà risolto di diritto ove entro il 30 luglio 2017 non sia stato approvato dalle competenti Autorità il Progetto Definitivo». Agli atti dell’inchiesta ci sono anche gli affari dell’asse De Vito-Mezzacapo con il gruppo Statuto. Dall’analisi dei conti correnti dell’avvocato è emerso un bonifico da 24 mila euro emesso il 6 febbraio 2018 dalla società “Servizi Direzionali Srl”, con causale «preavviso fattura del 31.1.2018 Ippolito Nievo srl». Entrambe le compagini societarie appartengono al gruppo Statuto «impegnato in progetti immobiliari di rilievo, quali la realizzazione di un hotel presso l’ex stazione Trastevere». È proprio questo il progetto per il quale De Vito avrebbe dovuto ottenere il via libera. Mezzacapo parla con un architetto del gruppo, preoccupato perché hanno ricevuto un preavviso di diniego del progetto. Il 31 gennaio 2019 l’avvocato dice che, «parlerà con una persona che potrebbe intervenire». Per gli inquirenti il riferimento è «chiaramente a De Vito».