Giocatori e allenatore sotto tiro, società in pieno caos decisionale, tifoseria sull’orlo di una crisi di nervi: il day after romanista prende in fretta le sembianze di uno psicodramma collettivo, di quelli che la città giallorossa faticherà non poco a digerire. La prima reazione all’umiliante 7-1 subito a Firenze – che vuol dire eliminazione dalla Coppa Italia e inspiegabile sgretolamento tecnico – si consuma nel settore ospiti del Franchi: intorno all’ottantesimo, i circa 2.500 sostenitori arrivati dalla capitale, levano bandiere e stendardi dalle vetrate, svuotando in segno di protesta le gradinate a loro dedicate. L’arrabbiatura vorrebbe sfogarsi alla stazione e sul treno, ma la società precauzionalmente fa rientrare nella notte la squadra in pullman, preferendo non ordinare il ritiro per evitare che il nervosismo presente tra i giocatori (vedi la lite in campo tra Dzeko e Cristante, per esempio) peggiorasse rapporti già logori all’interno. Meglio sbollentare gli animi, ritrovandosi il giorno dopo (ieri) alle 11 a Trigoria. Ma prima del “rompete le righe”, intorno alla mezzanotte, una trentina di tifosi ha accolto il pullman di rientro dalla Toscana, lanciando oggetti e insultando pesantemente tutti. Non sembra che siano trascorsi solamente nove mesi (o qualcosa di più) dal bagno di folla euforico che accolse il ritorno del pullman romanista dopo il trionfo con il Barcellona all’Olimpico: basta dare un’occhiata ai tanti video di quel 10 aprile 2018, e metterli a confronto con l’altra sera, per restituire il senso di quanto si sia disperso totalmente in poco tempo un patrimonio sportivo ed emozionale.
Nessun ritiro, come detto, nessun acquisto e nessun esonero: si va avanti con Di Francesco, a oltranza. In un immobilismo duramente criticato dalle telefonate che rendono bollenti le linee delle radio private romane. E che intasano le schermate dei vari social. Gli unici a fermarsi uscendo dai cancelli di Trigoria, al termine dell’allenamento di ieri mattina, sono De Rossi e Schick. Pochissimi i tifosi presenti, nessuna contestazione organizzata, i gruppi della Sud si faranno sentire domenica sera, a margine della partita fondamentale per il quarto posto, contro il Milan. “Che sta succedendo Daniè, ci siamo rotti, siamo romanisti”, grida un ragazzo al capitano che, finestrino abbassato, si limita ad ascoltare, mentre Schick, a un altro sostenitore, chiede semplicemente scusa.
Nessun comunicato, nessuna dichiarazione, i panni sporchi si lavano dentro Trigoria. E si va avanti così. “Vorrei solo prendere una sedia e tirarla in testa a qualcuno…”, la linea poco pacifista di Carlo Verdone, tifoso delusissimo. “È una squadra bipolare e Di Francesco non sa tenere il gruppo – continua la durissima analisi dell’attore romano in diretta su Rai Radio 1 – qualcosa va cambiato, ma le colpe partono da lontano. Quando si fanno acquisti tipo Pastore, boh. O Nzonzi, che non si sa chi sia, oppure Marcano, Coric, Bianda. Se invece facciamo una formazione con i giocatori che abbiamo venduto negli anni, esce una delle prime tre squadre al mondo. Se a Pallotta non si sbrigano a dare ok per lo stadio sarà sempre così: penserà alle plusvalenze”