Diciamo che Bergamo sarà uno di quei campi che gli resterà per sempre nella mente. Non fosse altro perché lì di cose nella carriera di Daniele De Rossi ne sono successe eccome. E l’ultima di questa accadrà domani, ore 18, quando il centrocampista giallorosso giocherà la sua prima partita da capitano vero, ufficiale. La prima partita del post-Totti, dove De Rossi si è finalmente scrollato di dosso l’etichetta di Capitan Futuro. No, ora il capitano è proprio lui. E da domani se ne assumerà tutte le responsabilità (come, del resto, ha sempre fatto in questi anni, anche da vice). «Credo che si possa essere capitani anche senza indossare la fascia. E, soprattutto, puoi essere un grande capitano anche da vice», ha detto Daniele in un’intervista del giugno scorso rilasciata a «Rivista Undici». Ecco, Daniele quel grande capitano lo è stato. Ma ora lo può essere anche un po’ di più di prima.
CON LUCHO – A Bergamo, però, sono successe tante cose anche prima, appunto. Come la famosa tribuna con Luis Enrique. Successe nel febbraio del 2012, con il centrocampista giallorosso che arrivò in ritardo di qualche minuto alla riunione tecnica prepartita. Luis Enrique fu inflessibile: «Qui ci sono poche regole ma vanno rispettate», disse subito dopo la partita. De Rossi finì in tribuna (insieme al danese Kjaer, che nella stessa riunione tecnica contestò la scelta di metterlo in panchina proprio per la mancanza in campo di De Rossi), al suo posto giocò Gago. Con i risultati che poi tutti videro in campo: la Roma affondò per 4-1 (tripletta di Denis) e quella fu una delle pagine più basse dell’avventura giallorossa del tecnico spagnolo (che, tra l’altro, con De Rossi aveva instaurato un rapporto eccezionale).
LA RESPONSABILITA’ – Domani, magari, quando De Rossi scenderà in campo con la fascia ripenserà anche a questo, a quella partita vista tristemente dalla tribuna. Molto più probabilmente, però, penserà a come portar fuori subito la Roma dai primi focolai polemici che si stanno accendendo intorno alla squadra ed a Di Francesco. Del resto, senza Totti ora il simbolo è proprio lui. «Ho lavorato tanto per diventare una persona importante per la Roma e per i tifosi, la pressione non l’ho mai sofferta molto – ha detto recentemente –. A fine partita sento la responsabilità di essere un simbolo, ma a 34 anni devo dare un equilibrio alla mia focosità in campo. E, da questo punto di vista, la fascia mi aiuterà». In campo Adesso, però, per De Rossi il difficile non sarà reggere la pressione o il peso della responsabilità, quanto calarsi il prima possibile nel calcio di Di Francesco. Daniele, infatti, gioca nella casella che Eusebio considera fondamentale, quella di regista. Lì bisogna dettare i tempi ma, soprattutto, giocare in verticale. È quello che il tecnico chiede sia a lui sia al francese Gonalons (con cui si giocherà il posto lungo tutta la stagione). De Rossi per ora ci sta provando, ma deve ancora crescere in materia. Nel senso che lui è più abituato a giocare in orizzontale che in verticale e questo di certo non lo aiuta. A Bergamo, però, potrebbero già esserci segnali diversi. Del resto, quello per Daniele è davvero un campo particolare.