Lo scorso anno eri un po’ titubante considerati tutti i nuovi arrivi. Adesso ti senti più fiducioso?
“Sì, ho abbastanza fiducia nella squadra e nell’allenatore. È il suo secondo anno e tutto sarà probabilmente più semplice perché non deve cominciare dall’inizio. Può contare su un gruppo di base già collaudato, che sa cosa lui vuole dalla squadra. Anche per i giocatori più giovani sarà più facile l’inserimento”.
Di Francesco ti ha impressionato come allenatore? “Sì, e lo conoscevo da molto tempo. La prima volta che l’ho incontrato avevo 18 anni e già era così. Da allenatore vuole puntare al massimo, proprio come quando era un calciatore. È un lavoro differente, pieno di pressioni, ma lui ha una mentalità vincente e sta provando a trasferirla alla squadra”.
La cavalcata in Champions dello scorso anno ha creato un’atmosfera elettrizzante per la città… “L’anno scorso abbiamo mostrato al mondo cosa possono fare una città e una squadra come la nostra. Abbiamo fatto qualcosa di incredibile, grazie probabilmente al nostro talento, alla nostra organizzazione e alla fiducia dei tifosi. Tutto è andato alla grande e abbiamo ritrovato passo dopo passo il rapporto con i nostri tifosi, molto più che in passato”.
Tutto questo ha creato aspettative più alte? “Sono 18 anni che provo e spero di portare qualche cosa alla Roma. Qualcosa di molto facile da dire ma molto difficile da fare. Proveremo a fare qualcosa di incredibile perché le squadre che lo scorso anno sono arrivate prima e seconda sono migliorate. La Juve ha preso uno dei giocatori migliori della storia, stanno provando di creare una squadra ancora più forte e noi cerchiamo di fare lo stesso. Nel calcio niente è scritto, lo abbiamo visto anche nel Mondiale, dove le cose sono andate diversamente da come ci si aspettava prima di alcune partite”.
Questo è il secondo anno di Di Francesco. Potremmo vedere diverse tipologie di approcci alla gara e tattici? “Il tempo può aiutare la squadra a capirsi meglio. Stiamo provando a diventare più equilibrati, un traguardo che si ottiene con l’esperienza. Non partiamo dalla semifinale di Champions o dl terzo posto, si inizia tutti a zero punti, come il Cagliari o la Juventus”.
Hai parlato del Mondiale, guardarlo da casa è stato qualcosa di nuovo sia per te che per l’Italia… “È stato un torneo strano perché molte squadre che pensavamo potessero arrivare in fondo non lo hanno fatto. Questo perché il mondo sta crescendo nel modo di studiare e giocare a calcio. Perfino le squadre più piccole. Non è come 15 o 20 anni fa in cui potevi incontrare il Panama e il Costa Rica e segnare 10 gol. Le squadre sono diventate più intelligenti perché tutti guardano tanto calcio, anche gli allenatori sono più intelligenti”.
C’è speranza per gli Usa? “(Ride, ndr) Non è facile ma io non posso parlare perché ero nello stesso posto degli Stati Uniti, dalla parte sbagliata della tv a guardare tristemente la Coppa del Mondo”.