L’ultimo input lo ha lanciato alla rivista Undici: «Il rinnovo? È una cosa che prima o poi dovrò affrontare con la società. Ma non ci penso». Parole che cronologicamente si sommano a quelle rilasciate più o meno nello stesso periodo in Nazionale: «Io e Totti? L’unica cosa certa è che tiferemo per la Roma la prossima stagione e per tutta la vita. Non so chi di noi due giocherà ancora il prossimo anno con questa maglia». De Rossi aspetta. Fino a due giorni fa, nessuno della società lo aveva ancora contattato. Al momento non ne fa un problema. La fase del «forse si sono persi il mio numero di telefono», l’ha superata. Anche perché, a 33 anni, ha capito che è inutile alzare polveroni. Daniele conosce anche il motivo di questo silenzio: la corsa al secondo posto, considerata da sempre la mission aziendale per la squadra, frena inevitabilmente la questione-contratti.
SENZA PROCURATORE – E di conseguenza anche il suo rinnovo che, a meno di accelerazioni e intese improvvise, non è dunque imminente. Per carità, la familiarità nei rapporti con il club fa sì che non se ne debba parlare per forza con l’agente (Sergio Berti) presente e l’intera dirigenza ad ascoltare. E questo ha portato a qualche rassicurazione verbale dentro Trigoria, lontana però da qualsiasi forma di trattativa. Figuriamoci d’intesa. De Rossi ha le idee chiare. Si sente ancora un calciatore ma nonostante questo non ha intenzione di ricalcare la carriera di Totti. Per intenderci: non vuole giocare sino a 40 anni. La sua idea è quella di continuare un paio di stagioni, tre al massimo, ben consapevole che il valore del suo ingaggio si è abbassato. Non avanzerà pretese fuori mercato. Prima ascolterà cosa gli proporrà la Roma, quando verrà chiamato. Intanto sta provando a recuperare per Bologna. Durante l’allenamento di mercoledì (l’ultimo sul campo, ieri la squadra ha lavorato in palestra) ha avvertito ancora dolore. Oggi ci riprova.