La valanga che ti viene sopra e tu che non sai cosa fare, quando fare, come fare. Ma devi fare, devi. Non c’è più Russia all’orizzonte, l’azzurro è colore svanito per Daniele e sbiadito assai per Marco, che un Mondiale non lo rivedranno più. Restano Roma e Lazio per consolarsi, restano per De Rossi e Parolo che quando sabato si ritroveranno davanti, sarà tutto un ripensare alla maledetta sera di San Siro. «Odio i lunedì», cantava Vasco Rossi. Ecco, da qui si riparte. Dal derby, ricetta semplice: lo vince chi prima dimentica Italia-Svezia.
QUI DANIELE – Facile come scalare una montagna, a prescindere dalla valanga. E sì che di uomini col morale sotto zero ce ne sono, da una parte e dall’altra. Ma come De Rossi e Parolo, nessuno mai.Gli altri – da Immobile a Florenzi, a El Shaarawy – una carta futuribile ce l’hanno ancora in tasca. Daniele no, per dire. Ha detto basta nella maniera più triste, lui che «ho sempre pensato fosse giusto lasciare al top». Il top, in ogni caso, De Rossi l’ha raggiunto quando s’è sfogato con il preparatore atletico di Ventura, Alessandro Innocenti, non spiegandosi perché sarebbe dovuto entrare in campo lui per vincere la partita. È l’ultima clip del De Rossi azzurro, forse la prima del De Rossi che allenatore diventerà sicuro.Da ieri in poi, però, è solo Roma. È la «seconda pelle» più seconda pelle che c’è. Ieri mattina Daniele s’è presentato a Trigoria con una faccia che era tutto un programma. Lui più degli altri. Una notte insonne, giusto qualche massaggio e una chiacchiera nello spogliatoio. Poi è intervenuto lo psicologo Di Francesco. Il tecnico l’ha preso da parte, ha parlato con il suo capitano e poi ha deciso di rimandarlo a casa, lui come gli altri due azzurri, lui che pure con la Svezia non aveva giocato. La decisione più saggia: altre 24 ore di aria prima di tuffarsi nel derby. Non c’è troppo tempo per pensare, non ci sono sfide semplici all’orizzonte che «permettano» di fermarsi ancora a ricordare: Lazio e Atletico Madrid, questo propone il calendario. Il derby, per De Rossi, non è mai stata una storia semplice. Ma sabato, a 34 anni e mezzo, sarà comunque un inedito, la prima volta da capitano «ufficiale» dopo l’addio di Francesco Totti. È per questo che qualcosa devi fare, è per questo che Di Francesco ha capito e ieri gli ha evitato un allenamento con la testa un po’ così.
QUI MARCO – Tornerà in campo oggi, lui come Parolo, l’altro sguardo perso sul prato di San Siro. Russia 2018 sarebbe stato il punto d’arrivo ideale del suo percorso azzurro.Ieri è rientrato aRoma, amarezza a livelli da spavento. Niente allenamento a Formello, Inzaghi ha concesso un po’ di riposo in più a lui e a Immobile. Da oggi si lancerà sul derby per dimenticare, è la Lazio che sogna la Champions a dover compensare:se non per bilanciare, di sicuro per riscattare la delusione con nuove emozioni. Ha vinto le ultime stracittadine, segnò pure nel giorno del tracollo di Pioli che spalancò le porte all’arrivo di Inzaghi, anche con il Parma gli capitò di punire la Roma nel 3-2 del 2012-13. Lui che è arrivato in A a 25 anni, è per forza di cose abituato a spingere sempre avanti il suo sguardo. Lo farà anche dopo San Siro. Con Inzaghi ha ripreso ad accelerare nei corridoi che conducono in attacco, ma con l’arrivo di Leiva sta affinando pure le sue doti nella costruzione del gioco. Sempre di corsa: la sua strategia preferita. La metterà in moto anche sabato. Per allontanarsi il più possibile dai rimpianti del Mondiale sfuggito. E se gli capiterà di incrociare De Rossi, testa bassa e zero ricordi.