A volte bisognerebbe ricordarlo tutti: il calcio è essenzialmente passione. Chi sembra non averlo mai dimenticato è Daniele De Rossi, che oggi a Napoli tornerà titolare e, ovviamente, con la fascia da capitano al braccio. Non è inutile ricordarlo, perché Daniele ha sempre detto di avere tatuate sulla pelle due maglie, quella giallorossa e quella azzurra della Nazionale. Ma se, a 34 anni compiuti, le passioni personali sono state soddisfatte, le stagioni trascorse gli hanno fatto individuare anche quali sarebbero stati altri universi paralleli – figli di vite completamente alternative – che avrebbero riempito la sua idea di calcio fatto col cuore. Ecco, quella di Buenos Aires – sponda Boca Juniors – ha sempre esercitato un gran fascino su di lui (come tempo fa ha raccontato il suo amico Osvaldo). Un altro approdo come modo d’intendere il pallone, poi, non sarebbe stato neppure troppo lontano. Parliamo di Napoli, paradossalmente proprio la squadra che negli ultimi anni è diventata forse la maggiore rivale della Roma nella caccia ad un posto in Champions. Certo, De Rossi ha sempre detto che non si sarebbe mai visto in un’altra squadra italiana, ma il calore del pubblico partenopeo non lo ha mai lasciato indifferente, come raccontò a Coverciano tempo fa. Motivo in più, verrebbe da dire, per provare l’impresa di ammutolirlo stasera, guidando la Roma nell’exploit già riuscito la scorsa stagione: sbancare il San Paolo.
REGISTA – Non è un mistero che Eusebio Di Francesco chieda al suo capitano quell’equilibrio che la Roma trova e perde con regolarità e in modo misterioso. Per certi versi, le ultime due partite giocate – contro lo Shakhtar in Ucraina e col Milan – hanno raccontato due primi tempi ottimi e discreti a fronte di riprese totalmente da dimenticare. Daniele in Ucraina c’era, all’Olimpico invece ha assistito dalla panchina alla sconfitta, perché il regista era Strootman. Ieri, addirittura, si è rivisto tra i convocati anche Gonalons, il che fa pensare che in prospettiva l’allenatore giallorosso possa avere anche altre soluzioni in chiave di regia. «Hanno caratteristiche sia fisiche che tecniche differenti – ha spiegato Di Francesco -. Nella gestione della palla sicuramente Daniele ha più esperienza e capacità di gestione, Maxime magari ha più capacità fisiche nell’andare a recuperare in campo aperto determinate situazioni. Però sono due giocatori che possono benissimo interpretare questo sistema di gioco». Cioè il prediletto 4-3-3.
FUTURO – L’ attestato di fiducia del tecnico è chiaro: stasera c’è bisogno di De Rossi per provare ad invertire il corso degli eventi. D’altronde il tempo stringe per tutti, anche per campioni del Mondo come De Rossi. Al netto di nuovi prolungamenti, la prossima sarà l’ultima stagione giallorossa per Daniele, ed il pensiero di disputarla senza giocare la Champions dovrebbe essere un pensiero intollerabile per un agonista come lui. Ma per averne la certezza deve guidare i giallorossi nel porto tranquillo delle prime quattro, quello che al momento non li contempla. Per questo uno sgarbo all’amico d’azzurro Insigne ci sarebbe proprio bene. La stima per l’attaccante è enorme, come tutto il mondo ha potuto vedere in tv nel corso dell’ultimo, maledetto Italia-Svezia, quando Daniele chiedeva allo staff di mettere dentro Insigne. Adesso però è un’altra storia. È il racconto di un’antica sfida che vede il simbolo di Napoli e quello di Roma sfidarsi per un posto nel paradiso delle speranze. Una volta una partita del genere si chiamava «Derby del Sole». Gli anni del calcio cattivo ha cancellato tutto. Il sole, perciò, dovranno portarlo loro, Lorenzo e Daniele. Quello della passione.