Il mondo, nel senso letterale del termine, chiama il campione del mondo. Ma lui ha già deciso che il suo, di mondo, è nel centro di Roma. Stati Uniti, Argentina, ora pure la Cina. In scadenza di contratto, Daniele De Rossi potrebbe scegliere qualunque destinazione esotica per completare la sua ricca carriera di calciatore, guadagnando cifre fuori controllo. Eppure è a Trigoria che vuole rimanere, con il gradimento dei dirigenti pronti a offrirgli un rinnovo biennale (dunque scadenza 2019).
FASI – Il direttore generale Baldissoni ha già anticipato l’esito della trattativa, due mesi fa sottolineando che «Daniele non è un giocatore come gli altri, è uno di famiglia». Calici pronti, insomma. Ma al di là di qualche incontro con il procuratore, Sergio Berti, la fase viva della negoziazione non è ancora cominciata. Di soldi, cioè, si è parlato poco. Non è un aspetto determinante ma neppure secondario, considerando che De Rossi il 30 giugno perderà buona parte dei suoi privilegi: il contratto da 6,5 milioni netti a stagione, roba alla Higuain, verrà decurtato di circa due terzi, con l’introduzione della struttura ormai tradizionale nel calcio, parte fissa di stipendio più tanti bonus da raggiungere attraverso determinati risultati individuali e collettivi.
SCACCHI – De Rossi, che martedì tornerà titolare contro la Fiorentina dopo il riposo imposto in Coppa Italia, ha già dato ampia disponibilità ai dirigenti, in particolare a Baldissoni, per non affrettare i tempi della discussione. E’ il primo a sapere che sarebbe impopolare, in un periodo di rinnovi bloccati da Pallotta, annunciare il prolungamento del suo rapporto con la Roma. E allora bisogna aspettare qualche settimana prima delle strette di mano e delle foto ricordo. Certo è curioso che a Trigoria molte figure nevralgiche non abbiano, o non diano, garanzie sulla prossima stagione: Spalletti è in scadenza, così come i capitani Totti e De Rossi, mentre il direttore sportivo Massara sente continuamente nominare lo spagnolo Monchi come plausibile sostituto.
TENTAZIONI – Non ci dovrebbero comunque essere sorprese, almeno per quanto riguarda De Rossi. Che si è confrontato in periodi diversi con due ex compagni di titolo mondiale, Pirlo e Cannavaro, interessati per ragioni diverse a riaverlo vicino. Pirlo ha raccontato a De Rossi quanto sia bello giocare a calcio a New York mentre Cannavaro, da allenatore del Tianjin, è in grado di fornire altre motivazioni per raggiungerlo nell’Estremo Oriente. Ma non basteranno tutti i soldi della Cina a fargli cambiare idea. De Rossi, diventato da pochi mesi padre per la terza volta, intende trattenersi nella sua città fin quando si sentirà importante per la Roma. L’eventuale esperienza di vita lontano dall’Italia, semmai, può essere rimandata di due stagioni, al compimento dei 36 anni, quando anche i suoi idoli Gerrard e Lampard hanno accettato i corteggiamenti americani. De Rossi in passato ha manifestato interesse pure per il Boca Juniors, che un paio di anno fa gli regalò una maglietta con numero 16 e nome in segno di stima, ma l’ipotesi argentina ha perso quota nel momento in cui l’amico Daniel Osvaldo ha rotto i rapporti con il club.
AMBIZIONI – Adesso, poi, il pensiero è interamente rivolto alla Roma e all’inseguimento alla Juve. Non sopporterebbe, da tifoso di questa squadra, di lasciare Trigoria e veder vincere lo scudetto ad altri. E’ l’unica gioia calcistica che gli manca, proverà a viverla fino all’ultimo secondo. Se poi gli dovessero dire che non serve più, continuerebbe a giocare in un altro posto del mondo. Ma non è pensabile una Roma senza De Rossi. Non ora che il sogno di bambino, indossare la fascia di capitano a tempo pieno, si sta (purtroppo) materializzando in coincidenza con il tramonto di un leggendario Over 40 che considera da sempre il suo fratello maggiore.