Solo dichiarazioni spontanee, per dire che la delibera del progetto Tor di Valle era stata condivisa dall’intera maggioranza: «Tutte decisioni concordate nel rispetto dell’iter amministrativo». Marcello De Vito, ex presidente del consiglio comunale, in carcere per corruzione dallo scorso 20 marzo, incontra per la prima volta i pm che lo accusano di avere creato, insieme all’avvocato Camillo Mezzacapo, un «format» che prevedeva una corsia preferenziale in Campidoglio per i progetti delle aziende che affidavano incarichi professionali allo studio legale Mezzacapo. Sulle parcelle, poi, lo stesso De Vito avrebbe ottenuto una percentuale. «Non sono un corrotto né una persona corruttibile».
E ai pm, l’ex presidente del consiglio comunale ha spiegato quali siano stato l’iter, all’interno dei Cinquestelle, per la formazione della maggioranza quando, nel giugno 2017, si era stabilito che lo Stadio dovesse avere il requisito dell’interesse pubblico. «Il nostro statuto prevede che si voti compatti».
In attesa delle motivazioni del Tribunale del Riesame, che ha confermato le misure cautelari per gli indagati, le indagini intanto vanno avanti sui cellulari sequestrati al momento degli arresti anche all’influencer grillino Gianluca Bardelli, finito ai domiciliari. I carabinieri stanno recuperando tutte le chat, anche quelle cancellate, dalle quali ritengono di potere trovare altri elementi di indagine.
LA DELIBERA Buona parte della deposizione di Marcello De Vito, durata circa un’ora e mezza, è stata dedicata alle questioni interne ai Cinquestelle, per chiarire che la delibera approvata in Consiglio comunale il 14 giugno 2017, e considerata dalla procura la contropartita ottenuta dall’imprenditore Luca Parnasi che aveva affidato incarichi allo studio Mezzacapo, era in realtà autentica espressione della maggioranza all’interno del Movimento, raggiunta anche dopo polemiche e defezioni. Così come prevede lo Statuto. Di certo, non sarebbe stato lui a spingere.
Davanti ai pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli, ha così ripercorso tutti i passaggi, partendo dalla prima crepa, al momento dell’esame del municipio. Anche sul progetto dell’ex fiera di Roma, che, secondo i pm, De Vito avrebbe spinto sulla base di incarichi legali affidati allo studio Mezzacapo dai fratelli Toti, il consigliere grillino ha respinto ogni addebito. «Tutto regolare». Così come ha potuto fornire la sua versione senza contraddittorio anche sul progetto dell’ex stazione Trastevere di Giuseppe Statuto, il terzo episodio di corruzione, secondo la procura. «Il nostro assistito – hanno spiegato gli avvocati Angelo Di Lorenzo e Guido Cardinali – ha fornito chiarimenti agli inquirenti, spiegando nel dettaglio i vari passaggi della procedura che ha portato alla delibera di Tor di Valle».
Non è escluso che la prossima settimana i pm ascoltino Mezzacapo che, davanti al gip, aveva reso dichiarazioni spontanee ma adesso ha dato la propria disponibilità ad essere interrogato.
FONTE: Il Messaggero – V. Errante