Non che ci meraviglierebbe, ma se fosse davvero iniziato il giochino di giudicare a scatola chiusa – e sulla base di chissà quali elementi, per i più – un giocatore della Roma, noi ne staremmo fuori. Andremmo oltre. Anzi, Olsen. Sì, perché il portiere svedese alto quasi due metri è venuto a Roma per fare il titolare e raccogliere un’eredità certamente pesante, come quella di Alisson, che per qualche giorno è stato il portiere più pagato del mondo (e dopo l’acquisto di Kepa da parte del Chelsea è rimasto comunque in seconda posizione). Lo ha fatto con la giusta dose di consapevolezza dei propri mezzi e di umiltà, utili a lavorare sereno e a mettersi in pari con la squadra, sia fisicamente (è arrivato dopo il Mondiale e le vacanze, quindi naturalmente in ritardo di condizione) che tatticamente: dovrà recepire quanto prima che per Eusebio Di Francesco è un giocatore degli undici, eccome, deve stare alto e giocare coi piedi, anche se nessuno gli chiederà di eccedere, se non quelli fissati con i contenuti virali e le gif animate.
Tre giorni per imparare l’italiano
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