DODICESIMO GIALLOROSSO FC – ROMA CASAL BERTONE
di Valerio Cucci
PRESIDENTE: Stefano Maiocchetti
SEDE: Via Morozzo della Rocca 58-60
E-MAIL: armando.buccioli@gmail.com
A Roma di club sostenitori della squadra ce ne sono a volontà, in ogni quartiere e anche più d’uno in molti casi. A Casal Bertone ce n’è uno in particolare che non può passare inosservato, per un motivo molto semplice quanto storico: è il club più vecchio ufficialmente riconosciuto dalla Roma.
La storia del Roma Club FC Dodicesimo giallorosso Casal Bertone, nasce nel lontano 20 Ottobre 1963 e da allora si è distinto non solamente per la smodata fede dei colori giallorossi, ma soprattutto per l’aiuto nel tempo a far avvicinare i ragazzi del quartiere ad una passione, quella per lo sport e per il calcio. La sigla FC, infatti, è presente da una trentina di anni ed è stata aggiunta proprio per partecipare ai campionati giovanili riconosciuti dalla federazione, con squadre composte dai ragazzi del quartiere.
Nel tempo, il club si è distinto per iniziative nobili sul territorio romano e non e a più di 50 anni dalla fondazione cerca di proseguire su questa strada fatta di passione e amore per lo sport, nonostante il cambiamento che la società ha imposto. E continua a riuscirci contando più di 200 iscritti.
Ma per capire meglio la storia di questo club, lo facciamo raccontare a chi questo club lo vive giornalmente e da anni ne è il presidente, Stefano Maiocchetti:
Come è nato il Roma Club FC dodicesimo Giallorosso Casal Bertone? “Allora, il club è stato fondato il 20 Ottobre 1963 dall’allora presidente della Roma Francesco Marini-Dettina e da allora il presidente è stato mio padre. Il presidente della Roma fondò 5 club, tutti con il nome dodicesimo giallorosso perché a quei tempi si giocava in undici, il dodicesimo giallorosso era il tifoso e facendo attività di calcio era quel ragazzo che si metteva un pò in mostra e che poteva andare a finire nella rosa della Roma, cosa che con noi è successa con Claudio Ranieri per dire il più famoso. Di quei club è rimasto in attività solo il nostro e noi dal ’64 fino alla fine degli anni ottanta abbiamo svolto regolare attività con la Federazione Italiana Giuoco Calcio. Siamo il club più vecchio ufficialmente riconosciuto dalla Roma, associazioni di tifosi se ne potevano fare tante, anche a Casal Bertone prima che nascesse il dodicesimo c’erano gruppi, però erano associazioni libere, ma tra quelle regolarmente autorizzate dalla Roma, noi siamo il club più vecchio. Nei nostri massimi anni, quando il calcio era solo un fenomeno di associazione, siamo arrivati anche a 1500 soci, adesso ci sono molti che preferiscono non affiliarsi, comunque siamo sui 200-250 iscritti”.
“Il calcio, o meglio la società, è cambiata molto e non in meglio, fare parte di un’associazione sembra essere qualcosa che ti lega e ti nega la libertà o delle possibilità, invece fare parte di un club era motivo di aggregazione, motivo di stare insieme, andare a cena organizzare tornei anche all’interno del club come una briscola e tressette. Per vari anni nei 70 abbiamo fatto un torneo coi bambini del quartiere, le finali si facevano sul campo delle tre fontane, quello vecchio dove si sentiva l’odore dell’erba vera, e alla presenza del segretario della Roma e dei dirigenti della Roma che premiavano con medaglie d’oro vere, i bambini che vincevano, in pratica una volta era questo, una vita di quartiere stare in un club, ora si sta più dentro casa con i social network, la tv, sky, ormai c’è poca aggregazione”.
Avete uno striscione che portate con voi allo stadio e nelle trasferte, la storia, gli aneddoti? “Dall’inizio della fondazione del club abbiamo avuto lo striscione in tribuna d’onore, questo grazie al presidente del Coni Onesti che ci fece l’autorizzazione. Poi sempre in tribuna con la ristrutturazione dello stadio, abbiamo continuato a metterlo e a fare anche trasferte. Una volta a Milano, lo striscione ci venne rubato e bruciato. Si mosse anche il presidente Viola che andò a trovare all’ospedale uno dei nostri ragazzi che aveva ricevuto un paio di coltellate ai glutei e una bella bastonata in testa e il Presidente poi ci ripagò lo striscione. Dall’arrivo della nuova proprietà, ci è stato levato un posto per lo striscione riducendo così il nostro spazio e non è più il caso di portare lo striscione per una persona sola e abbiamo deciso che se andiamo allo stadio con lo striscione paghiamo biglietto e lo esponiamo”.
Iniziative del vostro club?
“Oltre a quelle riunioni conviviali che si facevano una volta con 500-600 persone, veniva il fior fior del giornalismo romano e con i giocatori; quanti ne volevi, con i presidenti da Marchini a Viola, da Anzalone e Sensi, poi ci siamo battuti anche nel sociale. Ad esempio quando ci fu il terremoto dell’Irpinia raccogliemmo denaro e materiale e siamo andati a portarlo, oppure abbiamo avuto tra i nostri iscritti un ragazzo disabile che ha vinto delle medaglie alle olimpiadi di Seul, negli anni bui di Casal Bertone abbiamo spesso messo a disposizione la nostra sede all’associazione che combatteva lo spaccio di droga per aiutare quelle persone che erano cadute vittima di questa brutta cosa, ci sono state diverse attività, abbiamo ricevuto una lettera dalla comunità ebraica di Roma per quando ci furono diverse polemiche e striscioni che evito di citare, esposti in curva, contro gli ebrei appunto. Abbiamo fatto partire amichevoli, abbiamo incontrato anche nella Città del Vaticano dei sacerdoti che svolgevano attività calcistica, prima che il vaticano fece il campionato proprio. siamo andati spesso in giro abbiamo diversi club “nostri”, in Calabria, in Germania a Monaco, tedeschi che vengono con l’aereo a vedere le partite; in Svezia, perché la Roma e la romanità in giro per il mondo è una bella cosa , una delle poche cose rimaste da esportare”.
Il giocatore a cui siete più legati? “Noi abbiamo avuto giocatori come Losi e Cudicini che l’ultimo dell’anno lo passavano con noi, poi si andava insieme a prendere la cioccolata calda a piazza Navona passando in mezzo a tutte quelle cose che una volta si buttavano dalle finestre. Siamo rimasti amici con Menichelli e con il fratello che è stato medaglia d’oro a corpo libero a Tokyo nel 74, i giocatori di una volta era più facile tenere rapporti. Con l’aiuto di alcuni giocatori facemmo asfaltare le strade. Una volta da noi era ancora periferia, tutta terra, e mettemmo su Momento sera delle foto con i giocatori della Roma su delle panche di legno per non bagnarsi e due giorni dopo vennero ad asfaltare le strade”.
“C’era Da Costa o Lojacono che venivano, visto che vicino al bar c’era una macelleria, essendo argentini, pratici, venivano giù a pulire e a tagliare i quarti di bue. Losi si metteva alla macchina del caffè. Pensare una cosa del genere con i giocatori di adesso è impossibile. Molte volte quando racconto queste cose soprattutto i giovani mi guardano come se sto raccontando le favole, un mondo a loro assolutamente sconosciuto. E forse Claudio Ranieri è riuscito ad arrivare dove è arrivato perché ha la mentalità di una volta. E’ sempre stato un professionista serio già da ragazzo quando giocava e ancora ora da allenatore prosegue per questa strada. Ogni fine anno quando può facciamo una cena con i suoi ex compagni del dodicesimo giallorosso si paga alla romana, perché lui non vuole che paghiamo per lui ma anche noi non vogliamo che lui paghi per noi. Come vecchi amici che si ritrovano, normale”.
Come vedi la Roma attuale? “Purtroppo comanda il denaro, quindi abbiamo bisogno dello stadio se vogliamo restare a livello degli altri. Come spesso manchiamo di continuità e questo è anche un pò colpa nostra perché oggi sono tutti fenomeni e domani non valgono una lira, ed in questo la società, deve essere in un certo senso più presente. La squadra è buona, forse dovremmo dare più fiducia ai ragazzi del settore giovanile, se devo pagare per uno che per larga parte della stagione farà panchina allora mi porto un ragazzo della Primavera. Alcuni dei quali poi li stiamo dando in prestito e stiamo vedendo che in Serie A si stanno facendo valere. E crescere i giocatori per darli poi agli altri, non mi sembra molto sensato”.