Scopriamo chi è fuori dal campo di calcio il centravanti che fa sognare i tifosi giallorossi. Vita e opere (nel caso di un calciatore l’opera per eccellenza è il gol) di Edin Dzeko, attaccante moderno, un cocktail tra l’eleganza tecnica di Van Basten e la capacità realizzativa di Batistuta. La doppietta di Stamford Bridge inserisce di diritto il bomber bosniaco tra i più grandi attaccanti della storia della Roma e dopo aver vinto il titolo di capocannoniere nella scorsa stagione è pronto a sfidare Icardi e i migliori centravanti in Europa. Edin si trasforma al di fuori della sua attività professionale. Aggressivo e spietato dentro l’area, nella vita privata è un papà premurosissimo, si coccola nel tempo libero i figli Una e Dani, il maschio tanto atteso nato a settembre in una clinica romana. E’ innamorato della moglie Amra Silajdzic, un’ex modella, che quando può non si perde una partita del suo uomo. Una volta all’Olimpico si è lasciata fotografare mentre baciava una gigantografia del centravanti. La famiglia ha scelto di vivere a Casal Palocco, come molti calciatori della Roma. Edin ha comprato una villa con piscina, quella in cui abitava Juan quando giocava con la maglia giallorossa. L’ha finita di ristrutturare durante l’estate, con rifiniture di gran pregio e lo studio di un architetto famoso. C’è un ampio giardino e la dependance per i genitori, che lo vengono a trovare spesso da Sarajevo. Edin ha molto rispetto per il padre, Midhat, che lo ha sempre incoraggiato nella carriera di calciatore, anche quando era al fronte, durante la guerra. La madre Belma era preoccupata quando Edin era un giovane talento: temeva che le ragazze fossero interessate a lui solo per i soldi. Ora è felice di vedere che ha messo su una bella famiglia. Dzeko è di religione musulmana, parla correttamente cinque lingue, ormai ha imparato bene anche l’italiano.
RISERVATO – Edin esce poco la sera, non frequenta locali alla moda, anche perché in accordo con la moglie non ama lasciare i figli alla tata. Va spesso a cena a Ostia, in un paio di ristoranti dove gli amici ristoratori gli garantiscono la privacy. Edin va molto d’accordo con i suoi compagni, li frequenta raramente anche al di fuori dei campi di calcio. E’ professionale al massimo, è molto ben voluto nello spogliatoio, è uno che si fa sentire, ma è riservatissimo. Non c’è mai stato uno screzio, neppure banale, con i compagni. Sa lavorare in gruppo, ride e scherza con tutti, non si sente un solista. Appena arrivato a Roma Pjanic è stato il suo principale punto di riferimento, ma quando Miralem si è trasferito alla Juve Edin si è sentito ancora più coinvolto nello spogliatoio. E’ molto legato a Francesco Totti, c’è un rapporto di stima reciproca, avrebbe voluto avere la possibilità di giocare di più con lui, ma anche oggi il Capitano gli dà molti consigli.
CUORE D’ORO – E’ molto impegnato nel sociale, è ambasciatore Unicef. Subito dopo il terremoto di Amatrice ha donato la sua solidarietà alle popolazioni del Centro Italia e ha usato l’inglese, una lingua universale, per far conoscere in tutto il mondo il suo pensiero, contrariamente a quando descrive stati d’animo personali e lo fa nella sua lingua d’origine. Si dice che abbia aiutato concretamente le popolazioni martoriate dal terremoto, ma di questo il centravanti non ama parlare. La sua storia in giallorosso è cambiata dopo il primo anno. Non ha mai messo in dubbio la sua permanenza a Roma, ma si è imposto ferree regole di vita. A cominciare dall’alimentazione. Segue una dieta studiata con il nutrizionista che lavora con i calciatori della Roma e dallo scorso anno dal punto di vista atletico si sente molto meglio. Non ama i tatuaggi (non ne ha neanche uno), a Roma è seguito da Michele Gerbino, legato anche a Pjanic, anche se il suo manager in Italia è Silvano Martina. Per gli spostamenti usa un’auto di piccole dimensioni, ma possiede una Aston Martin, come Batistuta (l’argentino la parcheggiò per mesi a Trigoria e la fece andare a riprendere quando già aveva lasciato la Roma) e ogni tanto ci fa un giro verso il mare. Con i gol la vita è più facile.