Ci siamo! A meno di quarantotto ore dalla partita che può decidere (e lo farà) la stagione delle due squadre della Capitale la tensione è alle stelle: nonostante i buonismi di facciata e le spallucce mostrate da entrambe le parti. Il derby è nell’aria e si sente eccome. Perché da anni una sola partita non era in grado di dare un senso all’intera stagione: anche allora c’era di mezzo la Coppa Italia e finì come tutti sanno.
Stavolta non è una finale, ma la possibilità di andarla a giocare contro una tra Napoli o Juventus: cambia incredibilmente poco. Il senso infatti è molto simile perché, oggi come allora, c’è chi ha molto più da perdere e chi parte da una situazione molto più scomoda: ancora una volta la Roma. In primis perché per i giallorossi sbagliare un’altra gara contro la Lazio vorrebbe dire salutare definitivamente Spalletti, che ha già ampiamente annunciato un addio in caso di «non vittoria» di un trofeo: ad oggi la Coppa Italia è l’unica via che porta alla conquista di qualcosa perché il solo pensare al campionato fa venir da ridere. E poi perché, partita come anti-Juve, nella stagione che doveva segnare la svolta di una squadra costruita per andare a caccia dello scudetto, restare di nuovo a becco asciutto sarebbe amaro assai.
Insomma quella di domani per la Roma è una partita da dentro o fuori e tutta in salita dopo le due sberle rimediate nei novanta minuti della semifinale d’andata che danno (cabale pre-derby a parte) un innegabile vantaggio alla Lazio. Vantaggio strameritato visto l’atteggiamento con il quale hanno affrontato quella partita: i biancocelesti più pragmatici hanno portato via il risultato con un uno due senza discussione. Voglia e carattere, caratteristiche che sono i punti di forza di questa Lazio partita dal basso, andata avanti con lavoro e umiltà e che domani sera all’Olimpico si ritroverà con un altro vantaggio non indifferente: giocare senza stress se non quello del partire avanti appunto (ad averlo sempre…) . (…)