Come tifoso romanista, sento il desiderio di salutare, ringraziandolo, Eusebio Di Francesco. Con lui la Roma ci ha regalato grandi soddisfazioni, accanto a pesanti delusioni. Come succede da un bel po’ di tempo a Trigoria, il giocattolo si è inceppato presto, la squadra ha coniugato grandi vuoti di presenza in campo, accanto a barlumi di gioco eccellente. La causa di tutto questo è ignota, almeno a noi tifosi da bar sport ma, come d’abitudine, la colpa viene appoggiata sulle spalle dell’allenatore, l’unico facilmente sostituibile. Il dio Kronos divorava i propri figli, la Roma, più modestamente, brucia i suoi allenatori – tanto amati fino a poco tempo prima – sull’altare del «diamo una scossa all’ambiente» o «qualcosa bisogna cambiare».
Lo facciamo da anni, credo che abbiamo un quasi un record di allenatori “bruciati”. Da diversi mesi sulle pagine dei giornali sportivi troneggiavano le scritte: «Eusebio in bilico», «Prossima partita ultima spiaggia», «Di Francesco a rischio». Noi al bar ci chiediamo con che animo un allenatore possa andare a lavorare la mattina a Trigoria leggendo certi titoli, quale autorevolezza possa avere sui giovani giocatori da dirigere. Ma si consoli la vittima di turno: è lunga la sfilza dei colleghi che hanno subito nel passato recente la sua stessa sorte, o perché esonerati o perché scappavano. La lista è ricca di eccellenze, e c’è dentro anche un premio Fifa World Coach of the Year 2015 che a Roma consideravamo un mezzo dilettante. Grazie e buona fortuna mister Eusebio – lei la merita. E, naturalmente, un bentornato augurale a mister Claudio Ranieri: siamo nelle sue esperte mani.