Non inganni il cognome, non è quel Boris che pure fino a 15anni si è diviso tra pallone e racchetta il vero legame tra Alisson e il tennis. Quel Becker lì, il tedesco, raccontò una volta: «Da ragazzino ero un centravanti, ero convinto che prima o poi sarei arrivato a giocare in Bundesliga, poi ho scelto il tennis e sono diventato un campione». Il Becker che oggi sta facendo innamorare Roma, al contrario, non ha mai avuto dubbi sul suo futuro: «Datemi i guantoni, sono qui perché mi sento portiere», disse il primo giorno al campo dell’Internacional di Porto Alegre. Ad accompagnarlo Muriel, il fratello, pure lui portiere. Di più: era «Il portiere», il titolare dell’Internacional, lo è stato a lungo proprio prima che Alisson, fratello coltello, non gli sfilasse la poltrona: accadde un giorno di agosto 2013, complice un infortunio e l’investitura di Dunga.
A DIETA – Guai ad impressionarsi: i rapporti tra i due sono sempre stati eccezionali. Oggi Muriel, 30 anni, se la diverte in Portogallo, nel Belenenses. Alisson invece gioca a tennis con le critiche. Il legame con la racchetta è nel libro preferito, dopo la Bibbia, del goleiro della Seleçao: «Guga», autobiografia di Gustavo Kuerten, il miglior brasiliano di sempre, chiedere dalle parti del Roland Garros per conferma. «Tra un portiere e un tennista trovo molti punti in comune:infondo dentro il campo siamo entrambi soli control’avversario», spiega il romanista. Guga idolo, Alisson ora in campo conduce 5-3, se per gioco si volessero sostituire i game con i clean sheet calcistici, ovvero il numero di porte inviolate. Cinque su otto partite stagionali, quattro su sei match di campionato: nessun portiere della Serie A ha fatto meglio. Alisson è questo. È uno a cui la Roma aveva promesso una maglia da titolare due anni fa, quando Walter Sabatini decise di andare a rovinare il piano della Juventus. Da Torino avevano inviato in Brasile un osservatore per seguire da vicino il portiere: referenze ottime, trattativa avviata, l’eredità di Buffon sistemata, mica scherzi. Poi la Roma. E una promessa: ti aspetta una maglia da titolare. Promesse da marinaio, perché di mezzo stavolta ci si mise Luciano Spalletti e la sua voglia irrefrenabile di Szczesny. Alisson ha pazientato un anno intero, accontentandosi di giocare solo in Europa. Ora ha conquistato tutti, pure dopo un’estate un po’così, con alcune prestazioni sottotono. Magari pure colpa di qualche chilo in eccesso con cui s’era presentato in ritiro. Smaltiti tutti, spariti i dubbi, il rendimento è una logica conseguenza ma non può essere una sorpresa, per il titolare del Brasile. A Roma ha un legame fortissimo con Juan Jesus. Guarda la città dall’alto del suo appartamento al Torrino e forse non otterrà mai il passaporto tedesco come Boris: aveva avviato le pratiche, complici gli antenati dalla moglie, ma l’iter s’è bloccato. In campo, invece, vola che è una meraviglia per Di Francesco.