Quando Eusebio Di Francesco fa il suo ingresso nella piccola e gremitissima sala stampa dell’Artemio Franchi, Pioli è appena andato via, tra i sorrisi e complimenti, dicendo che la partita con la Roma potrebbe essere stata la più bella della sua carriera. L’allenatore giallorosso, invece, ha una faccia che parla da sola. Basta guardarlo per capire il suo stato d’animo. La tensione è forte e si vede tutta, impossibile nasconderla. «Ogni commento è superfluo c’è solo da chiedere scusa ai nostri tifosi, io sono il primo a farlo», sono le sue parole d’esordio, dette con voce forte e convinta, anche se evidentemente agitata dall’adrenalina di una serata totalmente da dimenticare. Poi, come per cercare di risvegliarsi dall’incubo, a fatica, prova ad analizzare la gara. «Una pessima prestazione di tutti, me compreso. Adesso è difficile fare delle valutazioni, devo aspettare perché sono un impulsivo e potrei sbagliare, come mi è successo in passato. Ci sarà modo nelle prossime ore, quando avremo tutti più lucidità e la mente più fresca».
Il risultato è pesantissimo, a Roma il 7-1 (dopo quelli subiti dal Manchester United e dal Bayern Monaco) sembra una maledizione. Ma Di Francesco, più che sugli errori tecnici e tattici, che sono stati tantissimi, decide di puntare il dito sull’atteggiamento dei suoi giocatori in campo. «Le riflessioni generali le farò in seguito, ora la priorità è cercare di capire il perché di questi errori. Voglio entrare nella testa dei ragazzi, quello che è accaduto è sconcertante». La domanda sulla possibilità che contro la Fiorentina possa essere stata la sua ultima partita sulla panchina delle Roma, che possa decidere di dimettersi, arriva a metà conferenza stampa. «Dentro di me non c’è il pensiero di lasciare», dice a testa alta cercando di scacciare l’idea della resa. «Non vi darò questo titolo», sussurra accennando una smorfia che è ben lontana anche da un mezzo sorriso. Le domande sono diverse, ma Di Francesco sembra non smuoversi dalla sua idea di partenza, quella di voler mettere al centro dei problemi l’approccio dei suoi giocatori alla gara e soprattutto la non reazione quando le co se si sono messe prima male e poi malissimo.
«La cosa che mi dispiace di più – insiste l’ex-allenatore del Sassuolo – è che nei momenti di difficoltà si perde la testa e questo mi preoccupa più della sconfitta in sé perché dimostra che non c’è unione in campo. Quando si va sotto serve restare compatti e concentrati, noi questo non lo facciamo». E allora come si va avanti? «Ora basta, non dobbiamo cercare alibi, su un cambio, su una scelta. Così non va e non ci sono scuse. Il 7-1 ha un peso importante, perché ci sta di perdere, ma non in questo modo. Il portiere delle Fiorentina Lafont ha fatto una sola parata (su un bel colpo di testa di Zaniolo da distanza ravvicinata quando il risultato era ancora sul 3-1, ndr), noi abbiamo preso sette gol. La tattica va a farsi friggere se non ci si mette dell’altro».
Ci sarebbe molto altro da dire, ma la comprensibile voglia di finire presto la conferenza spinge il tecnico della Roma a tagliare corto. Per Di Francesco sarà una lunga notte, poi inizierà a fare le sue valutazioni. A mente fredda, come ha sottolineato più volte.