Tre allenatori, tre uomini piuttosto agitati hanno riempito la domenica. Dei calci di Allegri si è detto, mentre Sarri ne ha sferrati di più metaforici. Le partite alle dodici e trenta gli fanno schifo, ha dichiarato, e non capisce perché ci vada sempre di mezzo il suo Napoli. In realtà le grandi non vengono troppo coinvolte dalla gara all’ora dello spaghetto, ed è un po’ eccessivo credere che la Roma sia uscita dall’Europa League per colpa della Lega Calcio, semmai dovrebbe spiegarlo Spalletti, mica Sarri. E qui siamo al terzo uomo agitato. Non si comprende bene la sua strategia, a volte sembra voglia farsi mandare via da Roma, certe battute e certe polemiche s’intonano poco o niente con l’ipotetico futuro juventino che qualcuno gli accredita. Anche se non si capisce perché la Juve dovrebbe scegliere un tecnico che in Europa non ci prende mai, visto che è quello il territorio di riferimento bianconero. Semmai sorprende la pervicacia con cui la Roma tenta di rovinarsi la vita, quasi sempre riuscendo nell’impresa. Un prolungato disagio d’ambiente, assolutamente non richiesto e neppure in sintonia con un gioco spesso luminoso, con stagioni forse non vincenti ma neppure disastrose, a parte l’urticante Europa. Dopo gli schiaffi del Lione non era facile ritrovare la strada, e l’avvio di Roma-Sassuolo l’aveva dimostrato.
Poi ha risolto la tecnica, anche se la tattica di Eusebio Di Francesco, emozionatissimo ex, conferma quanto sia bravo questo giovane allenatore. Il quale, nel giorno della festa del papà, si è pure goduto il gol di suo figlio Federico con la maglia del Bologna. Le belle famiglie italiane. Se la domenica ha ribadito la storia del campionato, il sabato ne aveva disegnato meglio la geografia allontanando l’Inter dai confini della Champions, comunque lontanissimi anche venerdì. Diverso il planisfero del Milan, due punti sotto ma convinto di poter raggiungere l’Europa più piccola. Riprende il passo l’Atalanta dopo l’educativa umiliazione contro l’Inter, mentre la Lazio si concede una pausa a Cagliari. Niente di nuovo né di clamoroso in una stagione che ha detto quasi tutto troppo presto. Poi, però, leggendo le ultime righe della classifica si scopre che tra Palermo ed Empoli ci sono ancora 7 punti, non un’enormità se si considera che proprio all’ultima giornata ci sarà Palermo-Empoli. Più facile, però, rubacchiarsi punti nello scontro diretto che rosicchiarne qualcuno prima: Empoli e Palermo, come del resto Crotone e Pescara, hanno deciso di perdere sempre. Per questo, la quota salvezza si avvia a diventare la più bassa della storia. Un’altra storia, semmai, sarebbe ridisegnare i campionati. Ma nessuno lo vuole davvero.