No, Giuseppe Manfridi non poteva rimanere indifferente al discorso di Totti. Lui, scrittore e regista teatrale che ha cadenzato le sue esperienze sulla Roma, fin dal 2009, quando avviò il progetto «Dieci partite». «Il Discorso del Capitano», una stilettata al cuore, un punto fermo, la puntina più emblematica, dopo le mille conficcate nel muro di casa Manfridi per fissare i poster di imprese ed eroi giallorossi. Domani alla Sala Umberto (ore 21) Giuseppe Manfridi ripercorrerà in un suo monologo quel fatale, meraviglioso, unico, 28 maggio dello scorso anno, quando Francesco Totti lasciò per sempre il campo consegnando la fascia di capitano a un Pulcino.
LA SCELTA – «Il 28 marzo, unica rappresentazione. Un giorno simbolico: l’esatto giubileo dell’esordio di Totti quel ‘93 a Brescia. 25 anni che hanno segnato la vita di molti, il mio eroe, poi quello dei miei figli che oggi hanno 16 e 19 anni, quando sono nati era già capitano. Un campione condiviso, prezioso anche nella comunicazione padri figli. Ci sono tanti sogni legati al calcio, sogni potenziali: Totti è un sogno effettuato».
L’EPILOGO – Esaudito quel pazzesco 28 maggio: «La vittoria sul Genoa a 20 secondi dalla fine, il secondo posto riafferrato, e così la Champions, il giorno in cui Totti aveva annunciato il suo ritiro. Sembrava il frutto di una sceneggiatura perfetta».Una catarsi, finalmente: «Senza quel gol di Perotti sarebbe stato tutto troppo romanista. Con il concerto di Antonello Venditti dopo Roma Liverpool si era festeggiato il senso dell’avventura, ma non il suo compiersi in una conquista: la Coppa era da un’altra parte!».
IL DISCORSO – «Il fogliettino tra le dita, le prime parole: ho paura, aiutatemi. Quanto ci avranno pensato lui e Ilary, me li sono immaginati lì seduti attorno ad un tavolo a buttar giù parole. Come venivano, col cuore. A noi romanisti attaccati ai polpacci di Totti per 25 anni, ha chiesto aiuto. Lui, campione straordinario, con Spalletti il cattivo, che lo aveva escluso, che si beccava i fischi dell’Olimpico ogni volta che lo inquadravano, lui con la sua famiglia, la moglie che lo accarezza, i figli che gli prendono la mano mentre urla: ho paura! Un urlo positivo: sono un uomo che potete superare, diventerete più forti di papà».
UNICO – Un Discorso particolare, unico, trasversale,secondo Manfridi: «So che ha colpito tutti, anche i laziali e non solo. Un Discorso senza precedenti. Anche Maradona, Zanetti, Del Piero, Maldini hanno fatto un discorso, ma nessuno di loro ha tirato fuori un foglietto. Ho pensato a Leopardi, il foglio bianco, poi la prima parola da cui sgorga tutto L’Infinito. Ilary che gli dice: scrivi, scrivi quel che provi. E lui: grazie!».
A TEATRO – Una sola rappresentazione domani sera con la regia di Claudio Boccaccini, la colonna sonora di Antonio Dipofi e le immagini video curate da Eleonora Di Fortunato. Poi, da giovedì 29 verrà riproposta «La partitella», la prima delle Dieci partite. Ma Totti ci sarà in platea per Il Discorso? «Ovviamente l’abbiamo invitato, ma temo non venga». E la sfida Champions con il Barcellona, un altro sogno? «Non impossibile. Il passaggio di turno non è precluso, abbiamo un 20 per cento di possibilità».