La partita è maledettamente difficile. C’è da ricostruire la Federcalcio, trovare una guida sicura alla Nazionale, restituire una governance alla litigiosa Lega di serie A e rimettere al tavolo le componenti dopo il lunedì nero di Fiumicino. Giovanni Malagò non può sbagliare le mosse: la squadra deve essere competitiva se vuole restituire credibilità allo sport nazionale. «Si è toccato il punto zero, ora bisogna ripartire e questo può far riscoprire entusiasmi accantonati», la speranza che esprime al Tg1 della sera. La scelta del commissario è il primo nodo e la coppia Fabbricini-Costacurta, pensata due mesi fa quando il ricorso all’emergenza non aveva basi giuridiche, rimane la più gettonata. In alternativa, c’è un impegno in prima persona da parte dello stesso Malagò: «Storicamente è il presidente o il segretario generale del Coni che si deve assumere la responsabilità di fare il commissario». Sembrano dunque quasi svanire le altre soluzioni, delle quali si è parlato molto da lunedì sera in poi, alcune fantasiose, altre più solide, da Montezemolo sino ad Abodi. Di sicuro i commissari saranno due: uno per la Federcalcio e uno per la Lega (favorito Nicoletti) che però non può nominare direttamente Malagò.
La squadra sarà allargata: «È indispensabile coinvolgere persone di calcio». Costacurta si occuperà del club Italia, in corsa ci sono Albertini e Tardelli. Si parla anche di Buffon: «Certo che potrebbe esserci, ma se citiamo adesso questo nome facciamo confusione», e il riferimento è al fatto che Gigi è ancora in attività e non si sa per quanto tempo rimarrà in campo. Michele Uva resterà d.g. perché i conti dovranno continuare a essere in ordine. Tante le urgenze a cominciare dalla scelta del traghettatore per la Nazionale che il 23 marzo all’Etihad di Manchester tornerà in campo con l’Argentina: sarà Di Biagio. Quindi bisognerà ragionare sul c.t. vero e proprio: Mancini parte davanti a Ancelotti, ma non va trascurato Ranieri. «Abbiamo l’imbarazzo della scelta, forse oggi in Italia non ci sono giocatori eccezionali, ma gli allenatori sono uno meglio dell’altro».
E poi c’è la partita delle riforme. Il ministro Lotti dà il suo appoggio: «Bisogna sfruttare questa occasione, il Governo è pronto a mettersi a disposizione». Le leghe sono infuriate con Tommasi, colpevole di aver trascinato il calcio verso il commissariamento anche se alcuni presidenti di A già ieri hanno telefonato a Malagò per manifestare la propria soddisfazione e complimentarsi con lui (uno di loro, del Centro-Sud, si è addirittura offerto per il ruolo di commissario). La partita è appena cominciata. Rischia di essere la più difficile nella carriera di Malagò.