«I fatti sono ancora da accertare. È presto per fare qualsiasi previsione». Le critiche alla gestione dell’ordine pubblico, gli eventuali rischi per la Roma e la posizione dei due tifosi indagati. Lorenzo Contucci, il legale che difende insieme a una collega inglese i due ultrà giallorossi fermati a Liverpool, ha le idee chiare e le esprime tra dichiarazioni alla stampa e post affidati ai social network. Spiega di aver parlato con i suoi assistiti (Filippo Lombardi, 21 anni, e Daniele Sciusco, 29 anni) «ed entrambi negano l’addebito – afferma Contucci – al momento, sono stati incriminati uno per lesioni gravissime e l’altro per violenti disordini», continua l’avvocato riferendosi all’accusa di “violent disorder”, un reato istituito dalla Thatcher dopo la strage di Hillsborough. E ancora il legale ricorda che l’accusa di tentato omicidio è caduta e che «non si è trattato di un pestaggio». Il penalista più noto tra gli ultras della Roma scrive su Facebook: «Il reato di lesioni gravissime, in UK, prevede pene differenti a seconda che siano state intenzionalmente causate ovvero – come mi sembra nel caso di specie – siano state provocate non del tutto volontariamente». Poi chiarisce il concetto: «Esempio: se ci si accanisce in venti contro uno e per questo si provocano gravissime lesioni è un conto, se si dà un pugno ad un altro e questi cade sbattendo la testa e provocandosi serie lesioni è un altro», continua l’avvocato Contucci. E ancora: «Le condanne, nel caso siano giudicati colpevoli, varieranno a seconda che le lesioni siano giudicate colpose o volontarie». Una decisione che verrà presa dal giudice il prossimo 24 maggio, durante la prima udienza, in Inghilterra. Nel frattempo i due tifosi giallorossi resteranno in carcere. Infatti, a differenza di quanto stabilito nei confronti di un terzo tifoso, reo-confesso in merito a un lancio di monetine (pagando una multa di 415 sterline eviterà una settimana di carcere), al momento nei confronti di Lombardi e Sciuso «è stato negato, immagino perché stranieri, il rilascio su cauzione». L’avvocato poi critica fortemente la gestione dell’ordine pubblico fuori dallo stadio, definendola «pessima»: «Le autorità competenti erano state avvisate, ma non c’era un solo poliziotto a seguire i tifosi dal centro allo stadio. Ognuno poteva fare tranquillamente quello che voleva». Poi rivolge un pensiero anche alla giustizia sportiva: «Cosa rischia la Roma? Stando così le cose, visto l’errore grave fatto a monte, se devono punire la Roma allora credo che si debba guardare anche al Liverpool, vista la gestione dissennata dell’ordine pubblico». Insomma il concetto è chiaro: in campo, nelle aule dei tribunali e nelle stanze delle autorità sportiva la partita è ancora aperta.
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