Come ti stai trovando a Roma?
“Sono molto felice qui. È la mia quarta stagione, il tempo è volato! Ci sono stati alti e bassi, quando ti trasferisci in un nuovo paese ti devi abituare a un nuovo campionato e una nuova cultura, e forse mi serviva più tempo qui in Italia di quanto me ne sia servito in Germania o Inghilterra, ma ora mi sento come a casa. Sono felice di essere venuto qui. La Serie A era il campionato migliore del mondo quando ero un bambino”.
Quindi guardavi molta Serie A da giovane? Per chi tifavi? “Sì, la mia squadra preferita era il Milan e Shevchenko era il mio giocatore preferito. Mi ispiravo a lui. Non penso che i nostri stili siano simili, però. Era solo il calciatore che mi esaltava”.
Sei entrato nella storia come uno dei migliori marcatori della Roma. Sei nel momento migliore della tua carriera? “Per certi versi. In Champions League, sicuramente, ho giocato più partite qui e segnato più gol in assoluto. Ho giocato questa competizione anche col Manchester City e il Wolfsburg, ma a Roma abbiamo raggiunto la semifinale e ho segnato 15 gol in tre anni e mezzo, il mio rendimento migliore. Due anni fa sono stato capocannoniere in campionato e anche in Europa League. Quindi, sì, certamente. Sai come funziona con noi giocatori: quando sei più vecchio, tutti si aspettano il tuo declino. Ma io mi sento bene. Mi alleno molto, e il lavoro duro sta pagando. Non sono mai stato il giocatore più veloce della squadra, e col passare degli anni c’è più possibilità di farsi male e perdere velocità, così lavoro duro per evitare infortuni e dare il meglio, nonostante compirò 33 anni a marzo”.
Con altri due gol aggancerai Francesco Totti in testa alla classifica marcatori di Champions League della Roma a quota 17. Cos’è che ti fa dare il meglio in questa competizione? “Gioco sempre, e la squadra ha fatto molto bene in quest’ultimo anno e mezzo. Siamo arrivati in semifinale, dunque ci sono state più partite e possibilità di segnare. L’anno scorso è stato pazzesco per i calciatori, il club e i tifosi, e anche quest’anno abbiamo cominciato bene. Ho giocato in Champions League in tre degli ultimi quattro anni qui, non sono sicuro che la Roma in passato abbia partecipato così regolarmente al torneo. In quell’anno, tra l’altro, siamo stati sfortunati a uscire col Porto, rimediando tre espulsioni in 180 minuti. Non fosse stato per quello, avremmo giocato la Champions League ogni anno. È buono per il club”.
Il tecnico della Roma Eusebio Di Francesco ha detto che trova che tu giochi meglio di notte. Come mai? “Non penso valga solo per me. Chiedi ai giocatori se preferiscono giocare all 15 con 25-30 gradi o alle 21 quando è più fresco, tutti ti direbbero la seconda. È vero ciò che dice l’allenatore: mi piacerebbe giocare sempre di sera!”.
Roberto Mancini, tuo ex allenatore al Manchester City, ha recentemente dichiarato che sei stato uno dei più forti attaccanti d’Europa per anni. Pensi di essere sottovalutato? “Non ci penso. Un giocatore può essere popolare e un altro meno, quindi non mi interessa. Faccio solo il mio lavoro. Mancini mi conosce bene, stavamo insieme al City, ma non so se io sia sottovalutato o sopravvalutato”.
Siete ancora in contatto? “Sì, abbiamo parlato qualche volta qui. È stato un sogno per lui ottenere il lavoro con la nazionale e spero che faccia bene. Anche se a volte mi arrabbiavo con lui quando non giocavo, il nostro rapporto era buono. L’Italia ha una nuova squadra con tanti giovani, spero facciano bene”.
Più tardi torneremo a parlare del Manchester City, ma prima dobbiamo parlare della rimonta contro il Barcellona della scorsa stagione. È stato un picco della tua carriera? “Certamente, per tutti noi. Nessuno si aspettava una cosa del genere dopo la sconfitta per 4-1 all’andata. E stavamo giocando contro il Barcellona: prima dovevi segnare 3 gol, poi essere sicuro di non concederne. Penso che tutto sia andato per il verso giusto. Abbiamo segnato subito, che è importante perché ti dà energia e fa sì che la folla ti segua ancora di più. Non avevo mai visto il Barcellona in tale difficoltà come quella volta, non erano loro stessi, nonostante fosse principalmente perché li pressavamo molto in alto e non potevano quindi fare il loro gioco. Abbiamo raddoppiato e lì abbiamo cominciato a crederci. Sull’1-0 la strada è ancora lunga. Ma dopo che Daniele ha segnato il rigore del 2-0, ho veramente creduto che ce l’avremmo potuta fare”.
È servito il secondo gol, quindi? “Sì, perché sull’1-0 dovevamo segnare ancora due volte, ovviamente, e non è facile. E non potevamo subire gol. Dopo il secondo gol c’era ancora mezz’ora da giocare, e in mezz’ora tutto può accadere. Abbiamo continuato a giocare come avevamo fatto, aggressivi e alti sul campo, sperando che il gol sarebbe arrivato, come è accaduto quando ha segnato Kostas”.
È stato difficile rimanere calmi e finire il lavoro sul 3-0? “Sapevamo di star giocando per arrivare in semifinale, che forse nessuno di noi aveva mai giocato; solo Kolarov, penso, col Manchester City due anni fa. Dovevamo difendere tutti insieme. Il Barcellona ha avuto una chance alla fine, ma niente di serio”.
Sii onesto: pensavi fosse finita dopo l’andata? “Sì. Pensavo che forse ci sarebbe stato l’1% di possibilità di passare il turno. Quando ho segnato stavamo sotto 3-0, non avrei detto di essere fiducioso ma in quel momento ci credevo. Poi il quarto gol mi ha ucciso. ero devastato quando abbiamo subito quel gol. Ho pensato che sarebbe stato difficile, ma il calcio è pazzo”.
Quanto è stato speciale nel contesto della tua carriera? Hai giocato anche un ruolo importante nella vittoria del Manchester City sul QPR che è valsa il titolo, e hai aiutato la Bosnia a raggiungere il suo primo mondiale. “È stato certamente uno dei momenti top, nonostante fosse diverso da quello col QPR, perché lì stavamo lottando per il titolo e tutto è accaduto nell’arco di due minuti, mentre qui avevamo 90 minuti per cambiare il match e l’abbiamo fatto. È stata una delle più grandi partite mai giocate dalla Roma, e rimontare 3 gol al Barcellona è ancora più difficile”.