«Uno scambio tra Icardi e Dzeko? Non lo faccio, mi tengo stretto Edin». Glielo avessero chiesto un anno fa, la risposta di Luciano Spalletti sarebbe stata ben diversa. A fargli cambiare idea non è tanto il valore del centravanti nerazzurro, che segnava allora e che continua a segnare anche adesso (15 gol e 8 assist in 23 partite di campionato), piuttosto quello del bosniaco che, a suon di gol e di belle prestazioni, ha conquistato prima il suo allenatore e poi tutta la piazza romanista. Domenica scorsa, al momento della sostituzione contro il Torino, i tifosi che erano all’Olimpico gli hanno tributato una standing ovation.
Lo stesso è successo giovedì sera, contro il Villarreal, tutte le volte che Edin si è alzato dalla panchina per riscaldarsi. Un trattamento «alla Totti» che il bosniaco non aveva mai ricevuto prima: sono state le 29 reti realizzate finora in stagione (19 in campionato, 8 in Europa League e 2 in Coppa Italia) a cambiare la storia. Così uguali, Edin e Maurito, nell’essere bomber, eppure così diversi. In campo l’argentino, sette anni più giovane (è un classe ’93 mentre Dzeko è un ’86) è un centravanti classico, che ha bisogno della squadra e che solo in questa stagione sta imparando a lavorare per i compagni; il bosniaco, al contrario, lavora più per gli altri che per se stesso.
Fuori dal campo le differenze sono ancora più evidenti: l’interista è più esuberante, finisce spesso (anche se ultimamente un po’ meno) sulle prime pagine dei giornali per la sua vita privata e sui social network; il romanista è più riservato, con la moglie Amra e la piccola Una, alla quale regala i palloni delle sue triplette. Dai loro piedi passano le speranze di conquistare i tre punti nella gara di stasera a San Siro, che avrebbero potuto disputare con le maglie invertite.
Quando era ancora alla Sampdoria, infatti, Icardi ebbe più di un contatto con l’allora d.s. romanista Walter Sabatini che lo voleva in giallorosso, poi l’Inter bruciò la concorrenza. Era gennaio del 2013, ma la Roma fece un sondaggio anche lo scorso anno. Edin Dzeko, invece, avrebbe potuto vestirsi di nerazzurro la scorsa estate, quando Mancini ha provato a convincerlo ad andare a Milano. Veniva da una stagione negativa e l’idea di ricongiungersi con il tecnico che più di tutti era riuscito ad esaltarlo (al Manchester City), lo ha sfiorato. Una suggestione subito rientrata, perché poi Mancini ha lasciato la panchina dell’Inter e Edin è rimasto in giallorosso, per fortuna sua e della Roma.