Se c’è un aspetto positivo nella sconfitta di giovedì sera contro il Villarreal è che lui, Edin Dzeko, non ha messo piede in campo. Il che potrebbe anche interessare poco, se non fosse che quella panchina gli ha permesso di tenere «pulite» le sue statistiche. Già, perché nelle 8 partite precedenti (tra campionato e coppe) in cui Dzeko in campo ci è finito, alla fine ha sempre impresso il suo marchio di fabbrica. Così, l’ultima volta che è rimasto a secco risale addirittura al 15 gennaio 2016, più di 40 giorni fa, quando la Roma vinse 10 a Udine e lui calciò alle stelle il rigore iniziale. Poi 11 reti in 8 partite, appunto, una macchina da gol perfetta. Che Edin ha intenzione di far riprendere a girare a ritmi giusti proprio stasera, a San Siro, dove tra l’altro nella scorsa stagione sbagliò uno dei tanti gol (tapin fuori a porta vuota, su disturbo di D’Ambrosio) di una stagione sbagliata. E profondamente diversa da quella attuale.
INSEGUENDO TOTTI – Ma Dzeko ne ha tanti di motivi per riprendere a segnare subito. Al di là di quello principale, e cioè aiutare la Roma a restare nella scia della Juve e – di fatto – eliminare l’Inter dalla corsa alla Champions. Perché se segnare stasera a San Siro vorrebbe dire gioire per la nona volta consecutiva, un altro gol lo porterebbe a quota 30. I suoi centri stagionali, una cifra folle ripensando ai numeri della scorsa stagione (10 gol in 39 partite, con una media di 0,26 a gara). Il centravanti bosniaco, infatti, finora ha realizzato 29 reti in 35 partite complessive, facendo volare di fatto la sua media-gol, fino ad arrivare a 0,83. Ma all’orizzonte c’è un traguardo in più, le 32 reti stagionali di Francesco Totti (in 49 partite) del 200607, la stagione che portò il capitano della Roma a vincere la Scarpa d’oro. Superare Totti vorrebbe dire restare nella storia della Roma. Per sempre.
IN AIUTO – Ovvio, però, che poi ci sia anche altro e che le statistiche servono a volte solo per nobilitare tutto il resto. E cioè il lavoro che viene messo al servizio della squadra. Perché se c’è poi una cosa che a Spalletti piace davvero di questo Dzeko qui è la sua capacità di sapersi sacrificare anche per gli altri. «Per gol e azioni è il nostro giocatore più importante – dice il tecnico – Me lo tengo stretto, non lo cambierei con Icardi». Il bosniaco rientra, aiuta, pressa i difensori avversari. E poi è altruista, tra sponde e spizzate aiuta gli inserimenti da dietro di Salah e Nainggolan. E non è un caso che Edin svetti con 3,12 spizzate a partita (contro 1,08 di media-ruolo) e altrettante sponde (1,56 la media). Che poi sia uno che aiuta eccome lo dimostrano anche le verticalizzazioni, esattamente 6,28 contro le 4,37 in media degli altri centravanti. Il che, tradotto, vuol sostanzialmente dire che Dzeko arretra più delle altre prime punte, abbassa il suo raggio d’azione più degli altri, per poi lasciare spazio agli inserimenti da dietro – appunto – e cercare i compagni in verticale. Spalletti punta proprio su tutto questo per cercare di portare a casa anche la sfida di questa sera. Se poi Dzeko gli regalasse anche la gioia del gol, sarebbe anche più contento. E forse anche lui. Del resto, 30 reti in una stagione non sono poi roba per molti.