Dzeko nel dopo partita: «Totti mi manca, ma mi manca anche Salah che mi giocava vicino. Come mi manca Nainggolan: con questo sistema di gioco sono tutti più lontani». Dzeko il giorno dopo: «Avrei voluto dare un contributo maggiore ma in gare del genere non è sempre facile, per questo a fine gara non ero molto soddisfatto. Mi dispiace però che le mie parole siano state interpretate come una critica. Penso invece che gli insegnamenti del mister sono quelli giusti e impegnandoci al massimo otterremo i risultati che vogliamo! Daje Roma!».
La precisazione è sempre dovuta nel mondo del calcio e Dzeko è uno dei giocatori più educati del mondo. Però quello che ha detto il bosniaco non è un ammutinamento contro Di Francesco, è un esercizio di pura cronaca. La Roma, contro l’Atletico Madrid, ha fatto un solo tiro nello specchio della porta, record negativo nelle otto partite della prima giornata. Dzeko ha tirato 3 volte fuori e ha giocato 33 palloni. Kolarov, che in attesa di Schick sembra il vero riferimento dello sviluppo della manovra offensiva, ne ha toccati 101.
La mancanza di un terzino destro – in attesa di Karsdorp – ha convinto Di Francesco a schierare sempre Defrel con compiti di aiuto a Bruno Peres (o Juan Jesus contro l’Inter) ma non si può parlare di 4-3-3 quando un (teorico) attaccante gioca più «basso» dei centrocampisti. Tanto vale giocare con tre difensori centrali e lasciare più libertà agli esterni. I dubbi dei giocatori sono gli stessi dei tifosi e, più che Di Francesco, dovrebbero mettere in discussione la società. Pochi mesi fa la Roma sembrava una squadra a cui bastavano pochi ritocchi per essere competitiva al massimo livello, adesso è un cantiere aperto. La vera domanda è da porre al presidente Pallotta: dal prossimo campionato la Roma sarà finalmente libera dal Fair Play Finanziario?