Gli abbonati della Roma quest’anno – almeno quelli che non hanno sfruttato la prelazione per le gare di Champions League – non hanno ancora visto segnare Edin Dzeko dal vivo. E non era mai capitato, neppure nel 2015-16, il suo primo anno a Roma, quello che chiuse con 8 centri in campionato, e il girone di andata con tre, due su rigore. Ma almeno quell’anno una gioia ai tifosi l’aveva regalata, senza farsi attendere, e scegliendo l’occasione migliore: la Juventus non era ancora diventata l’indigesto antipasto del Natale, quell’anno era la prima in casa, il 30 agosto, e il nuovo acquisto, rimasto a secco all’esordio a Verona, fece subito sognare i tifosi sovrastando di testa un cagnaccio come Chiellini, e raddoppiando il gol dell’amico Pjanic, ancora sulla parte giusta della barricata.
Finì con un 2-1 che lasciava presagire gioie che quell’anno arrivarono solo in parte, grazie al cambio di panchina tra Garcia e Spalletti: il bosniaco chiuse a 8 gol, equamente divisi tra casa e trasferta, la Roma finì terza, a 11 punti dalla Juventus e due dal Napoli, salutò la Champions League negli ottavi con il doppio 2-0 a favore del Real Madrid, e la Coppa Italia con l’ignominiosa sconfitta in casa ai rigori (Dzeko sbagliò, come Pjanic) con lo Spezia, che di fatto convinse la società a cambiare allenatore (anche se poi l’agonia andò avanti ancora per tre partite, in campionato, una vittoria e due pareggi).
Troppe analogie (…)
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