Nel sottopassaggio, un urlo: «Forza Roma, daje Edin!». I giocatori della Roma camminano a passo svelto dentro alla stazione Termini, per non perdere il treno che in meno di tre ore la trasporterà a Milano. Dzeko sorride al tifoso solitario che si è introdotto nel tunnel passando da un altro binario e si presta volentieri al solito rituale delle foto. Ha riposato in settimana, scaldandosi solo un po’ a bordo campo durante Roma-Villarreal giusto per sgranchirsi le gambe, e arriva con lo stato d’animo ideale alla sfida del gol contro Icardi che può trattenere la Roma nel gruppo degli invitati al gala scudetto.
DESTINI INCROCIATI – Se certi guazzabugli di mercato si fossero incastrati, stasera avrebbero forse giocato la partita a squadre invertite: l’Inter voleva Dzeko addirittura a gennaio dell’anno scorso, dopo pochi mesi di delusioni romane, su input di Roberto Mancini che l’aveva comprato per il Manchester City; la Roma voleva Icardi ancora prima, quando il progetto di Luis Enrique era vicino al fallimento e quello dello stadio agli albori. Ma non c’erano denari sufficienti per strapparlo alla concorrenza internazionale e così la storia ha preso un altro corso: Icardi ha lasciato la Sampdoria per diventare capitano dell’Inter. «Ma io mi tengo Edin e tutti i miei calciatori, non farei a cambio» ha chiarito ieri Spalletti prima della partenza da Trigoria.
ESPLOSIONE – Nessun rimpianto allora. Tanto più dopo i 29 gol che Dzeko ha già saputo accatastare nel fienile nei primi due terzi della stagione. A luglio questa ipotesi, uno scambio di centravanti tra Roma e Inter, sarebbe stata illogica anche per gli appassionati di fantamercato. Adesso invece, a dispetto dei sette anni di differenza che rendono Icardi più appetibile come investimento, il confronto e le suggestioni sono sensati sulla scorta dei numeri: Dzeko non solo sta viaggiando sui ritmi migliori della carriera (36 gol tra campionato e coppe con il Wolfsburg nella stagione 2008/09) ed è in corsa per la Scarpa d’oro che spetta al più prolifico attaccante del continente, ma è anche nelle condizioni di vincere due classifiche dei cannonieri. In Serie A è in testa a quota 19 in compagnia di Higuain, con 4 reti di vantaggio su Icardi che oggi rientra dalla squalifica; in Europa League divide la vetta a 8 con Giuliano, trequartista brasiliano dello Zenit, ma rispetto al collega eliminato dalla competizione può migliorarsi nella doppia sfida con il Lione e, auspicabilmente, anche oltre. E persino in Coppa Italia potrebbe immaginare una scalata: con 2 gol segnati vede davanti a sé solo calciatori che sono già stati esclusi dal giro, come Borriello e Pandev che guidano la classifica provvisoria a 4.
MAI FUORI – Aveva cominciato l’estate correndo, attraverso una dieta che ha eliminato la massa grassa e gli ha consentito di sviluppare esplosività, e sin dalle prime amichevoli ha convinto Spalletti, che lo pungola ancora adesso per stimolarne l’orgoglio e la redditività. Nel giro di poche settimane, dopo le due panchine contro Cagliari e Sampdoria nel girone d’andata, da fuscello si è trasformato in pilastro. E la Roma non può proprio farne a meno, come si è visto nella scadente esibizione di giovedì scorso contro il Villarreal. Nel ciclo molto intenso che comincia a San Siro – quattro partite quasi decisive in 12 giorni – Dzeko rischia di giocare sempre. Turnover a chi? Senza di lui sarebbe tutta un’altra squadra. Sicuramente diversa, sicuramente peggiore.