I cento giorni dell’Apocalisse giallorosso. Dal 7 marzo, data dell’esonero di Di Francesco, la Roma sembra essere entrata in una spirale negativa infinita e senza via d’uscita. L’ultima tempesta che si è scatenata e si scatenerà su Trigoria è quella delle dimissioni di Totti dalla dirigenza, ma negli ultimi tre mesi sono svariate le bufere che hanno coinvolto la società di Pallotta.
All’indomani dell’eliminazione agli ottavi di Champions League con il Porto, il club ha prima deciso di cambiare allenatore, esonerando Eusebio Di Francesco e richiamando Ranieri nella Capitale come traghettatore, e poche ore dopo ha interrotto il rapporto con il ds Monchi, la cui assunzione è stata reputata dal presidente di Boston «L’errore più grande mai compiuto». Con l’approdo del tecnico di San Saba sulla panchina, la Roma sembrava aver trovato un po’ di stabilità e la giusta spinta per puntare al quarto posto, ma il pareggio con il Genoa, arrivato nei giorni del grande rifiuto di Conte, ha praticamente tolto qualsiasi speranza alla squadra, giunta alla fine sesta in campionato, trovando soltanto una qualificazione ai turni preliminari di Europa League.
Durante le battute finali della stagione è inoltre giunta la notizia del mancato rinnovo di contratto di De Rossi, una decisione che ha scatenato il putiferio, portando i tifosi a contestare duramente la proprietà sotto la nuova sede all’Eur e a Trigoria, con Ranieri che nei colloqui con gli ultras ha cercato di giustificare la parte romana della dirigenza, imputando la separazione con il numero 16 alla «testa grigia» di Baldini e al «fenomeno» Pallotta. La scelta di non prolungare l’accordo con DDR e le motivazioni illustrate da Fienga nella conferenza stampa congiunta hanno causato lunghi strascichi, culminati con l’inchiesta de La Repubblica su una presunta fronda di parte dello spogliatoio.
Altri temi caldi dell’ultimo mese sono stati prima il casting per il nuovo allenatore, vicenda che ha coinvolto Conte, Gasperini, Mihajlovic, De Zerbi e il prescelto Fonseca, e le mosse di mercato, portate avanti da Petrachi, ancora non investito ufficialmente viste le difficoltà nel liberarsi dal Torino di Cairo. Il direttore sportivo deve far fronte alle esigenze di bilancio e ai paletti imposti dal FPF ed ha quindi imbastito una trattativa con l’Inter per la cessione di Dzeko, che sicuramente non basterà per rispettare i dettami richiesti dalla Uefa entro il 30 giugno. L’altro giocatore sul piede di partenza è Manolas, che si può liberare tramite il pagamento della clausola rescissoria da 37 milioni di euro.
Raiola, agente del greco, non ha finora trovato un club disposto a versare tale cifra nelle casse della Roma, ma ha avuto alcuni contatti con il Milan e con il Napoli, a caccia di un sostituto di Albiol. In bilico anche la posizione di Florenzi, che potrebbe essere l’indiziato numero uno a lasciare Trigoria nel caso in cui non si reperissero plusvalenze con altre cessioni. A concludere la trama di un thriller a tinte giallorosse ci sono le difficoltà nell’ottenere il via libera definitivo per iniziare i lavori dello stadio a Tor di Valle, che hanno portato Baldissoni ad incontrare il sindaco di Fiumicino, piano B della società se si impantanasse il progetto attuale. Sarà un’estate di fuoco, possiamo scommetterci.
FONTE: Il Tempo – F. Biafora