L’Italia passeggia sui resti della Grecia: 0-3, con la sfida chiusa in 33 minuti. La prestazione della Nazionale è convincente, ma l’avversario è come se non ci fosse. Proprio come il pubblico: lo stadio Oaka deserto, come da previsioni della vigilia. Con i 35 gradi di Atene, meglio il mare che la figuraccia contro gli azzurri che, con il 3° successo consecutivo, restano a punteggio pieno nel gruppo J. Il gioco c’è, ma anche la sostanza: 19 gol con 15 marcatori diversi e nessuna rete incassata da metà ottobre (6 partite e 568 minuti).
GIRANDOLA OFFENSIVA Lo stile di Mancini lancia l’Italia verso l’Europeo. Il 4-3-3 è spavaldo e intrigante. Il mix piace: talento ed efficacia. Il ct, in 11 delle 12 gare della sua gestione, ha cambiato l’attacco. Solo a ottobre lo ha ripetuto, per 2 match di fila, contro l’Ucraina a Genova e la Polonia a Chorzow. In quel caso provò l’assetto con il falso nove, formula che ha funzionato. E che, però, è diventata solo l’opzione di scorta.
Il ct cerca il centravanti e ad Atene è ripartito da Belotti che, appena rientrato nel giro azzurro, ha ritrovato spazio da titolare dopo più di un anno (l’ultima volta, il 4 giugno 2018, a Torino contro l’Olanda). Ha vinto il ballottaggio con Quagliarella, capocannoniere della serie A, anche perché fisicamente ha risposto meglio del rivale durante il breve ritiro a Coverciano. Dentro chi sta meglio, soprattutto nel reparto avanzato, con Insigne preferito a Bernardeschi nel tridente iniziale.
INTERVENTO MIRATO La doppia mosse risulta efficace. E premia Mancini che va a dama proprio sfruttando le giocate dei giocatori rimasti in bilico fino alla viglia. Belotti, seminando Manolas, scende a sinistra per il vantaggio, chiamando a rimorchio Barella che fa centro di piatto. Insigne, invece, sceglie il solitario. Così, dopo l’appoggio laterale di Chiesa, scherza subito con Samaris e punta poi l’area, sempre da sinistra.
E, senza trovare il muro di Manolas, chiude con la carezza di destro sul palo lontano: sarà premiato come l’uomo del match. Emerson, con il vento in poppa dopo il successo nella finale di Europa League, rafforza il concetto: il ct, a quanto pare, è arrivato in Grecia particolarmente ispirato. Da sinistra il fluidificante mancino pennella per Bonucci che fa centro di testa per il tris in 33 minuti.
SENZA STORIA Non c’è partita, anche perché Anastasiadis ci mette del suo, rivoluzionando nuovamente la formazione e chiamando in causa diverse riserve, a cominciare dal terzo portiere Barkas, solo perché la sfida è nello stadio dell’Aek, la squadra dell’incerto guardiano ellenico. Il 4-1-4-1 è sistemato male in campo e quindi si rivela presto vulnerabile: fragile dietro, vago in mezzo e innocuo davanti. Il ct vorrebbe puntare sul contropiede, ma spesso la sua nazionale si fa trovare sbilanciata e dunque impreparata. Jorginho da play e Verratti da assistente in regia palleggiano nello stretto e si divertono nel ricamo. Barella è dinamico e sa come inserirsi: 2 gol in 6 presenze dimostrano che quando va avanti, è sempre pronto a lasciare il segno.
La Grecia, al 43° posto nel ranking Fifa, si arrende insomma davanti alla qualità azzurra che Mancini ha avuto il merito di esaltare in 12 mesi di lavoro. Da chiudere martedì a Torino contro la Bosnia per mettere definitivamente al sicuro la partecipazione a Euro 2020 e per allungare la serie di partite utili nelle qualificazioni europee: sono 33, l’ultimo ko il 6 settembre a Parigi contro la Francia, da campioni del mondo, cioè quasi 13 anni fa.
FONTE: Il Messaggero – U. Trani