Nel segno di Zorro e della rabbia per quello che poteva essere. Nel segno di uno straordinario Zaniolo per il quale non ci sono più aggettivi ma soltanto stupore, ammirazione, incredulità. Questo ragazzo è un fenomeno anche al cospetto dell’Europa. Non si segnano per caso due gol così, negli ottavi di Champions, se non sei un predestinato, se non hai qualcosa di speciale dentro. Ma proprio mentre uno stadio adorante sente di veder nascere una stella, ecco che la terribile sensazione di aver sprecato questo dono del cielo si abbatte sulla Roma: un fuorigioco venuto male, una svirgolata che si trasforma in assist, e al primo «vero» tiro il Porto fa gol con Adrian Lopez, entrato da una decina di minuti. (…)
Facile identificare la Roma con il suo ragazzo prodigio, ma non c’è soltanto Zaniolo. Poteva esserci qualche perplessità sul suo ritorno in attacco, dopo averlo ammirato da mezzala, forse il suo ruolo, ma l’intesa con Dzeko è stata eccellente. Il bosniaco, con i suoi movimenti da «10», può far giocare benissimo qualsiasi partner aprendo spazi, difendendo palla e allargando la manovra. Sia l’1-0 sia il 2-0 sono in comproprietà. Il primo con un pallone protetto e poi allargato al baby che, di destro, infila l’angolo preciso tra difensore e portiere. Il secondo, dopo che il suo tiro da lontano s’è stampato sul palo. (…)
Per fortuna della Roma, però, il vecchio «vizietto» portoghese, soprattutto se non hai CR7, riaffiora tutto. Possesso, palleggio, triangoli, voglia di arrivare sempre palla al piede. Pretesa eccessiva per una squadra fin qui discreta, nella quale ci sono tre giocatori superiori, non a caso i migliori. (…)
I portoghesi soffrono le ripartenze veloci. E probabilmente si staranno chiedendo chi è questo Zaniolo che per poco non li ha messi in croce e gli ha inflitto la prima sconfitta. Anche loro dovranno studiare. Ma sono inferiori. Non sarebbe bello, per la Roma, ricordare che è nata una stella in una nottataccia.