Claudio Ranieri l’aggiustatore prepara il rush finale senza paura. Ieri ha fatto un discorso alla squadra, molto tirato, parole incisive, pause giuste, schiena dritta, al centro dello spogliatoio con i giocatori intorno. «Non dobbiamo mollare, dobbiamo crederci, proviamo a vincerle tutte». Mancano cinque partite alla fine del campionato e con una serie positiva che si avvicini a quella che quasi dieci anni fa lo portò a sfiorare lo scudetto il tecnico di San Saba spera di centrare la Champions League.
Per farlo sta cercando di gestire una situazione complicata che ha trovato ai primi di marzo, quando accettò di tornare sulla panchina della Roma. Ranieri ha confidato di aver ereditato una situazione preoccupante a livello atletico. Solo El Shaarawy era in condizione. Ha deciso di barcamenarsi nell’emergenza per evitare altri danni. Ha evitato carichi di lavoro pesanti per evitare ulteriori infortuni, anche se da quando è arrivato ci sono stati altri guai a livello muscolare. Per correre è meglio lavorare poco. Ecco la ricetta del sor Claudio.
SEDUTE LIGHT – Allora che fare? I suoi allenamenti non sono pesanti, tutt’altro, durano un’ora al massimo sul campo. Prova a non fare altri danni, mantenendo una condizione accettabile, evitando altri strappi. Ha trasmesso concetti semplici: compatti dietro, rischiando il meno possibile, e poi palla avanti, spesso con il lancio lungo a scavalcare il centrocampo. Davanti con i giocatori di quella qualità qualcosa succede. Ha sistemato la difesa con il concetto di “difendere il castello”, tutti devono curare la fase difensiva, anche gli attaccanti.
A Milano ha sostituito Ünder perché non lo faceva. Dal punto di vista tattico ha abbassato la linea difensiva di venti metri e grazie a questa accortezza elementi poco veloci come Fazio e Juan Jesus sono riusciti a fare bella figura a San Siro. Ha fatto un lavoro sulla difesa per proteggerla. Vuole sempre tre giocatori fissi dietro. Uno degli esterni a turno deve restare bloccato. Contro l’Inter, Florenzi spingeva troppo: «Dove vai, resta dietro!», gli ha urlato più di una volta.
Aspetta l’avversario in maniera attiva, per poi ripartire. Nel primo tempo di San Siro il possesso palla dell’Inter nel primo tempo è stato del 75 per cento. «Se non prendo gol poi colpisco in contropiede», il concetto che trasmette in allenamento ai giocatori. Le esercitazioni tattiche sul campo riguardano le ripartenze, le palle inattive, allo scopo di sfruttare qualsiasi occasione per andare in gol.
FONTE: Il Corriere dello Sport