Due gol (contro Atalanta e Benevento) in 54 giorni. Che diventano tre (considerando quello alla Spal, lo scorso 1 dicembre) in 84. Sembra un paradosso accostare questi dati ad un centravanti del valore di Dzeko ma sono la fotografia della stagione del bosniaco, fermo a 11 reti in campionato e 3 in Champions. Per carità Edin ha diverse attenuanti: l’iper-utilizzo (2803 minuti), un modo diverso di giocare, le notizie di mercato che lo hanno infastidito a gennaio, senza dimenticare il sacrificio che spesso lo fa diventare, come accaduto a Kharkiv, più assist-man che goleador. Tutto vero, tutto giusto ma poi, come ha puntualmente ricordato Di Francesco nel post-gara con lo Shakhtar, «mi auguro che ritrovi il gol prima possibile, perché Edin vive per questo».
L’altra sera il tecnico abruzzese lo ha difeso, ricordando il prezioso assist per Under che tiene in vita la Roma in ottica qualificazione e dribblando la domanda sul fatto se lo vedesse omeno in difficoltà. Curioso che Dzeko possa riposare domenica con il Milan (ballottaggio Defrel-Schick, arbitra Mazzoleni), al quale all’andata segnò un gol bellissimo, di cattiveria. Che ultimamente si sta trasformando in nervosismo. Edin è diffidato: singolare considerando che in carriera almassimo aveva rimediato 4 cartellini a campionato. Un’altra anomalia.