Meno di 12 minuti, cronometro alla mano, per spingere al di là della linea bianca della porta avversaria il 22° pallone-gol di campionato, diventato in tempo reale il 32° della sua stagione con la Roma. E più o meno c’è voluto lo stesso tempo, dopo l’intervallo, per salire a quota 23, cioè 33 gol complessivi. Come lui nessuno mai nella Roma. Traduzione: Edin Dzeko meglio di Francesco Totti, 32 centri nel 2007. E allora, viste le statistiche, le cose sono due: o il Capitano è un pippone oppure il bosniaco è un attaccante realmente bravo. Perché, numeri alla mano, è arrivato il momento di farla finita con la storia che Edin sia scarso; uno di quelli che – più che altro – sanno mangiarsi i gol. Certo, se si cerca un centravanti in grado di segnare ogni volta che tira verso la porta nemica, si deve andare a scavare nel fantacalcio. Perché nel calcio non esiste. Neppure nei più grandi club mondiali. Eppure, vedrete, i 33 gol tra campionato e coppe di Dzeko (23 in campionato, 2 in Coppa Italia, 8 in Europa League), non verranno omaggiati nel modo corretto, perché Edin è un anti personaggio, è sempre caruccio e pettinato, non ha il corpo cosparso di tatuaggi, sorride a tutti con cortesia e non fa a botte con i difensori avversari. E, se può, se ne sta il più possibile a casa con la famiglia. Uno così, ne converrete, non riempie le copertine. Cosa che, invece, gli riesce – anzi gli spetta di diritto – solo se/quando segna. E aver superato il record di uno come Totti, e pure di Volk (1931) e Manfredini (1961: 34 con doppietta a settembre, però), rappresenta un’impresa che resterà nella storia del club giallorosso. E la stagione non è ancora finita, con Edin che ricorda alla perfezione i 36 gol firmati con la maglia del Wolfsburg nel 2009. Un limite mai superato prima e dopo. Per ora. «Ho segnato solo un gol di testa, posso anzi devo migliorare…», il suo pensiero. «Spalletti? Forse va via anche se vince».
OBIETTIVO LAZIO – Otto reti nelle ultime 7 partite, per lui. Un avviso ai naviganti che incroceranno prossimamente la sua strada. A cominciare dalla Lazio, avversaria martedì nella semifinale di ritorno di Coppa Italia. La Roma, che dovrà confezionare un’autentica impresa per arrivare in finale, dovrà per forza di cose affidarsi al suo gigante bosniaco. L’ex pippone, si può dire? No: si deve dire.